Milano, scrive poesie sui muri della città: a processo per imbrattamento «Le mie sono opere d'arte»

Milano, scrive poesie sui muri della città: a processo per imbrattamento «Le mie sono opere d'arte»
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Mercoledì 30 Maggio 2018, 19:18 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 14:16
Tra il 2011 e il 2014 ha coperto i muri di Milano con le sue poesie. Ora, Ivan Tresoldi, imprenditore e «poeta di strada» è finito sul banco degli imputati per imbrattamento. In aula, davanti al giudice Roberto Crepaldi, della seconda sezione del Tribunale di Milano, si è giustificato, sostenendo che si trattasse di arte: «Io non deturpo lo spazio pubblico, le mie vernici sono ad acqua e le opere si cancellano col tempo». Sono una ventina i suoi lavori, comparsi in diverse zone della città, contestate nel capo di imputazione del pm Elio Ramondini, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio.

Si tratta di poesie di una sola strofa: «Ci sono vite che capitano e vite da capitàno», «Scriviamo un futuro semplice per un passato imperfetto», «Una pagina bianca è una poesia nascosta».
Il caso giudiziario è partito da una scritta comparsa sul muro di fronte alla Biblioteca Bicocca, che ha portato un gruppo di guardie ecologiche a segnalare il fatto in procura. Interrogato dalla polizia locale, Ivan si è autodenunciato portando con sé una ventina di foto dei suoi interventi sui muri cittadini. Ha sostenuto di «avere agito sempre dopo avere condiviso le sue intenzioni con gli abitanti della zona» prescelta. «Non sempre c'è bisogno di un'autorizzazione formale per effettuare certi interventi - ha spiegato - basta quella verbale, ma conclamata, dei cittadini». Si ritorna in aula il prossimo 4 giugno per le discussioni del pm, della parte civile, e del difensore del poeta metropolitano, l'avvocato Angela Ferravante.
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