Ore di terrore nelle Filippine, dove un attacco a un mega centro commerciale vicino a Manila nella notte, ha provocato una nuova strage del terrorismo islamico, peraltro...
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L'attacco è scattato verso l'1:30 di notte (le 19:30 di ieri in Italia). Dal complesso Resort World Manila (Rwm), un grande complesso che incorpora quattro alberghi, casinò, ristoranti, bar, discoteche, cinema e teatri a Newport City, di fronte al Ninoy Aquino International Airport, descritto come «il più grande resort integrato delle Filippine», sono state viste uscire e entrare ambulanze a ripetizione; i testimoni usciti in preda al panico hanno dichiarato di aver udito «molti, moltissimi spari»; molte persone pur di sfuggire dalla trappola si sono feriti lanciandosi nel vuoto dal secondo piano.
Testimoni hanno detto inizialmente di aver visto almeno uno, ma forse più di un uomo armato e mascherato e vestito di nero sparare e dare fuoco ai tavoli da gioco dei casinò del Resort World: insomma, un attacco jihadista in piena regola, reso tanto più credibile in un Paese, le Filippine, a stragrande maggioranza cattolica e governata da un «duro» come Rodrigo Duterte, che sta conducendo a Marawi una campagna militare proprio contro i jihadisti di Abu Sayyaf nelle aree dov'è forte la maggioranza musulmana.
Le notizie sono state sporadiche, contraddittorie e confuse: si parla di decine morti, si azzarda il numero di 35. La Farnesina fa sapere che sta facendo verifiche. E' stato il capo della polizia in una conferenza stampa a fornire lo scenario più concreto: con ogni probabilità - dichiara il generale Ronald De La Rosa - si è trattato dell'azione di un solitario e la motivazione quella della rapina.
L'uomo mascherato, ritratto dalle telecamere interne di sicurezza del contro commerciale, viene visto mentre ruba con le armi in mano delle fiches da gioco e mentre dà fuoco con della benzina ad alcuni tavoli da gioco. La gente scappava e lui sparava.
Resta il «giallo della rivendicazione» fulminea da parte di un sedicente combattente dell'Isis che diceva di chiamare da Marawi e che attribuiva l'attacco a «lupi solitari del Califfato». Secondo le forze dell'ordine, potrebbe essersi trattato di una falsa rivendicazione per alimentare la propaganda jihadista. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero