NORCIA Ventinove trattori alla conquista di Castelluccio. Con la grinta di chi non si è arreso neanche di fronte ai ruggiti più violenti della terra, gli agricoltori...
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IL CORTEO
Cinque alla volta, come in una processione che è comunque di rinascita, i trattori hanno attraversato il traforo di San Benedetto, una galleria di quasi cinque chilometri che esce sotto Forca Canapine e che collega l'Umbria alle Marche. La strada, squarciata dal terremoto del 30 ottobre e da quel momento chiusa alla viabilità, sarà aperta in via straordinaria e in modo controllato per due volte al giorno, per consentire agli agricoltori di raggiungere il Pian Grande e portare a termine la semina. Lo ha deciso il prefetto, dopo un braccio di ferro durato settimane. La lenticchia, del resto, è il vero motore dell'economia del territorio. Oltre a regalare, in estate, lo spettacolo della fioritura, ammirato ogni anno da circa 250mila visitatori, consente di produrre all'incirca 3.700 quintali di lenticchia Igp, dando lavoro a centinaia di persone.
LA TRATTATIVA
I coltivatori si sono opposti con fermezza alla soluzione trovata inizialmente da Protezione Civile, Comune e Regione. Castelluccio, infatti, da mesi è una frazione fantasma. Presidiata dagli Alpini, la perla dell'Appennino è rimasta inaccessibile dopo le scosse di fine ottobre. Come arrivarci? La prima soluzione proposta dalle istituzioni è stata subito scartata: i trattori avrebbero dovuto raggiungere Arquata del Tronto, poi da lì tornare indietro e salire, via Pretare, verso Castelluccio. Un percorso di 90 chilometri, che a bordo di un mezzo agricolo si sarebbe tradotto in un viaggio di almeno 6 ore a tratta. Così sono iniziate le proteste. Gli agricoltori hanno prima manifestato in corteo lungo le mura di Norcia, poi hanno organizzato un sit in a oltranza. Fino a quando hanno ottenuto il via libera per doppio passaggio controllato sotto la galleria.
Prima ancora della carovana dei trattori, a raggiungere Castelluccio - passando però per il percorso più lungo - è stato l'Esercito. Per andare incontro alle esigenze dei coltivatori, infatti, i militari domenica si sono fatti carico del trasporto di 34 mezzi agricoli e dei vari materiali necessari per la semina.
Dopo tante peripezie, nella tarda mattinata di ieri, gli agricoltori, con le bandiere dell'Italia e dell'Europa issate sui cingolati, hanno rimesso piede sulla piana. «È stata una grande emozione, questo per noi è un giorno memorabile», ha detto Gianni Coccia, diventato il portavoce dei coltivatori di Castelluccio. Gli ha fatto eco un suo collega: «Impressionante vedere cosa è successo all'interno della galleria. Prima di imboccare il tunnel - ha raccontato - i controlli sono stati serrati. Ciascuno di noi, infatti, aveva un'autorizzazione, che ha dovuto esibire alle forze dell'ordine». Sotto il tunnel, il disastro. In un tratto della galleria è anche stata allestita un'impalcatura, per garantire la stabilità e la sicurezza del passaggio dei trattori.
LA RINASCITA
Il rombo dei motori di ieri mattina, però, per molti è solo l'inizio di una rinascita voluta e meritata. Salvata la semina e la fiorita, ora si dovrà lavorare sodo per ripristinare un collegamento sicuro, che consenta anche ai visitatori di tornare a Castelluccio. Si lavora per rimettere in sicurezza la provinciale 477 (ora chiusa), che in alcuni tratti sembra quasi bombardata. Per i lavori sono stati stanziati oltre quattro milioni di euro e ora l'obiettivo è ambizioso: «La riapriremo entro giugno», assicurano dalla Regione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero