Il suo nome è (e forse sarà sempre) legato all’ex presidente Ronald Reagan, che nel 1981 cercò di uccidere per poi finire rinchiuso in un manicomio...
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Un pericolo, invece, lo fu eccome per il presidente Reagan in quel famigerato 30 marzo del 1981. A Washington, Hinckley, figlio dei ricchissimi proprietari della Hinckley Oil Company , colpì con un proiettile di una pistola calibro 22 l’allora inquilino della Casa Bianca, in carica da soli 69 giorni, ferendolo gravemente al polmone sinistro. Arrestato con l’accusa di tentato omicidio, il giovane, che anni prima era stato condotto in prigione a Nashville per possesso illegale di pistole e, una volta tornato dai genitori, era stato sottoposto a un trattamento psichiatrico per curare una grave forma di depressione, disse di aver agito per attirare l’attenzione dell’attrice Jodie Foster, da cui era ossessionato fin dai tempi dell’uscita di Taxi Driver, film culto di Martin Scorsese in cui l’interprete di Los Angeles vestiva i panni di una baby prostituta.
Proprio per fare colpo sulla Foster, a cui mandava di continuo lettere d’amore, precedentemente ai fatti di Washington, Hinckley aveva pensato di organizzare un dirottamento aereo e, studiata fino al minimo dettaglio la storia di Lee Harvey Oswald, l’assassino di Kennedy, aveva cominciato a seguire Jimmy Carter e Ronald Reagan nelle varie tappe delle loro campagne elettorali, registrandosi negli alberghi con il nome di Travis Bickle, il paranoico e violento personaggio protagonista di Taxi Driver.
Questi suoi inquietanti trascorsi emersero nel corso del processo per l’attentato a Reagan, un dibattimento in cui Hinckley, che espresse tutta la sua amarezza per non essere riuscito ad ammaliare col suo gesto la bella Jodie Foster, venne riconosciuto incapace di intendere e volere e condannato a scontare le sue colpe all’interno del St. Elizabeth Hospital. Era il giugno del 1982, praticamente una vita fa.
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Il Messaggero