Cercò di uccidere Reagan, John Hinckley Jr torna libero dopo 35 anni in un manicomio criminale

La foto segnaletica di John Hinckley Jr.
di Giacomo Perra
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Lunedì 12 Settembre 2016, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 11:27

Il suo nome è (e forse sarà sempre) legato all’ex presidente Ronald Reagan, che nel 1981 cercò di uccidere per poi finire rinchiuso in un manicomio criminale. Da qualche ora, però, per John Hinckley Jr. è cominciata una nuova vita. A trentacinque anni da quella vicenda che gli cambiò inesorabilmente l’esistenza, l’attentatore “folle” del quarantesimo Capo di Stato americano è infatti un uomo libero. Hinckley, oggi sessantunenne, è stato dimesso dall’ospedale psichiatrico di Washington a cui era stato destinato dalla sentenza di un giudice e attualmente si trova a Williamsburg, in Virginia, dove alloggia in casa della madre, da cui non potrà parlare con i giornalisti né allontanarsi per più di 50 chilometri. A permettergli di lasciare la struttura governativa nella quale avrebbe, a quanto pare, completato il suo percorso riabilitativo, è stata la sua “buona condotta”, quella che, stando alle parole del suo avvocato, gli dovrebbe consentire di essere un “cittadino di cui andare orgogliosi” e di non rappresentare più un pericolo per la società.
 

 

Un pericolo, invece, lo fu eccome per il presidente Reagan in quel famigerato 30 marzo del 1981. A Washington, Hinckley, figlio dei ricchissimi proprietari della Hinckley Oil Company , colpì con un proiettile di una pistola calibro 22 l’allora inquilino della Casa Bianca, in carica da soli 69 giorni, ferendolo gravemente al polmone sinistro. Arrestato con l’accusa di tentato omicidio, il giovane, che anni prima era stato condotto in prigione a Nashville per possesso illegale di pistole e, una volta tornato dai genitori, era stato sottoposto a un trattamento psichiatrico per curare una grave forma di depressione, disse di aver agito per attirare l’attenzione dell’attrice Jodie Foster, da cui era ossessionato fin dai tempi dell’uscita di Taxi Driver, film culto di Martin Scorsese in cui l’interprete di Los Angeles vestiva i panni di una baby prostituta.
 
Proprio per fare colpo sulla Foster, a cui mandava di continuo lettere d’amore, precedentemente ai fatti di Washington, Hinckley aveva pensato di organizzare un dirottamento aereo e, studiata fino al minimo dettaglio la storia di Lee Harvey Oswald, l’assassino di Kennedy, aveva cominciato a seguire Jimmy Carter e Ronald Reagan nelle varie tappe delle loro campagne elettorali, registrandosi negli alberghi con il nome di Travis Bickle, il paranoico e violento personaggio protagonista di Taxi Driver.
 
Questi suoi inquietanti trascorsi emersero nel corso del processo per l’attentato a Reagan, un dibattimento in cui Hinckley, che espresse tutta la sua amarezza per non essere riuscito ad ammaliare col suo gesto la bella Jodie Foster, venne riconosciuto incapace di intendere e volere e condannato a scontare le sue colpe all’interno del St. Elizabeth Hospital. Era il giugno del 1982, praticamente una vita fa.
 
 

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