«È di tutta evidenza» che «le espressioni utilizzate nel corso dell'intervista, ascoltata da molte persone sono particolarmente diffamatorie...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«L'attacco al Ministro Kyenge non ha riguardato solo le sue convinzioni politiche in materia di immigrazione e leggi sulla cittadinanza, ma anche la sua persona in quanto originaria di un Paese africano» spiegano i giudici i quali negano che si tratti di una «critica politica», come sostenuto dalla difesa. Né, per i giudici, «si può dire che l'intervista abbia qualcosa a che fare con la satira». «Per affermare che la civiltà africana non ha prodotto grandi geni, basta consultare l'Enciclopedia di Topolino, non occorre che lo dica io», aveva aggiunto Borghezio il cui messaggio, per la Corte, «non è solo di natura politica ma si traduce in disprezzo verso la persona offesa a causa della sua origine africana». I giudici spiegano perché hanno derubricato il reato in diffamazione aggravata.
«Il concetto di propaganda razzista - argomentano - non è una semplice manifestazione di opinione, ma è integrata da una condotta volta alla persuasione e a ottenere il consenso del pubblico, come può avvenire, ad esempio, nel corso di un comizio o di un'assemblea». Cosa che in questo caso non sarebbe accaduta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero