Nuove tecnologie, digitale, green economy, ma anche protezione sociale «per chi non ce la fa». Archiviata la stagione della rottamazione, welfare e giovani...
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ILLUSIONI
Archiviare «i litigi sul niente» dentro al Pd non sarà facile, ma Renzi guarda ormai solo a come preparare il partito alla campagna elettorale avendo un obiettivo ed un nemico: recuperare il voto dei giovani infondendo loro nuove speranze e battere l'illusionismo del M5S. Archiviata l'idea del voto a giugno, Renzi non medita forzature ma non intende farsi trovare impreparato qualora la maggioranza dovesse collassare anche a seguito delle scissione e dei reciproci veti che stanno sorgendo nella maggioranza.
La vicenda dello ius-soli - la cui approvazione rilanciata da Orfini e stata stoppata dal Ncd - rischia di portare acqua al mulino di chi sostiene che la campagna elettorale è di fatto già cominciata e che difficilmente questa maggioranza è in grado di fare molto di più e tantomeno reggere il varo della legge di Bilancio che dovrà avvenire per ottobre. Renzi ne è consapevole da tempo. Considerava la finestra elettorale di primavera la migliore anche per cogliere i pentastellati nel loro pieno caos amministrativo, ma si è adeguato e ha convocato il congresso del partito prima di partire per la California. Sulla data delle primarie non si è ancora pronunciato, ma calendario alla mano oscillano tra il 9 e il 23 aprile anche se la seconda opzione ha il problema di incappare nel ponte della Liberazione.
Date a parte, all'ex premier interessa che il governo Gentiloni completi le riforme avviate dal suo esecutivo. Terremoto, commissione-banche, pubblica amministrazione, processo penale, cittadinanza e, soprattutto, la riforma dei voucher necessaria per evitare il referendum. Un elenco lungo che incontrare resistenze e che «la fuoriuscita» di parlamentari del Pd non aiuta mentre Padoan fatica a trovare la quadra sulla manovra correttiva e sul pacchetto di privatizzazioni che una parte del partito di maggioranza non vuole.
ATTESA
«Renzi non intende creare problemi al governo o tantomeno va in cerca di incidenti - sostiene un senatore renziano - ma se dovesse dedurre che l'esecutivo Gentiloni sta in piedi solo per permettere ai parlamentari di completare la legislatura, non esiterebbe a trarne le conclusioni». Considerazioni che per ora restano in stand-by, ma che dopo le primarie potrebbero farsi più stringenti e coinvolgere anche lo stesso Gentiloni che, volendosi anche preservare per il dopo, potrebbe trarre con Renzi e il Quirinale le dovute conclusioni e portare il Paese al voto a settembre. Prima della legge di Bilancio. A quel punto l'ultimo ostacolo sarebbe l'armonizzazione dei sistemi elettorali che Renzi, forte del mandato del congresso, spingerebbe in senso maggioritario con tanto di sbarramento alto e premio al partito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero