Pd diviso, prime tensioni nel governo su manovra e ius soli

Padoan
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Giovedì 23 Febbraio 2017, 08:21
Nuove tecnologie, digitale, green economy, ma anche protezione sociale «per chi non ce la fa». Archiviata la stagione della rottamazione, welfare e giovani rappresentano i due pilastri del programma che Matteo Renzi, candidato alle primarie del Pd, sta mettendo a punto e che presenterà al Lingotto a metà marzo. Il viaggio in California dell'ormai ex segretario è funzionale al tema dell'occupazione giovanile, mentre sulle nuove forme di protezione sociale, dal reddito minimo garantito al welfare aziendale, lavora Tommaso Nannicini.

ILLUSIONI
Archiviare «i litigi sul niente» dentro al Pd non sarà facile, ma Renzi guarda ormai solo a come preparare il partito alla campagna elettorale avendo un obiettivo ed un nemico: recuperare il voto dei giovani infondendo loro nuove speranze e battere l'illusionismo del M5S. Archiviata l'idea del voto a giugno, Renzi non medita forzature ma non intende farsi trovare impreparato qualora la maggioranza dovesse collassare anche a seguito delle scissione e dei reciproci veti che stanno sorgendo nella maggioranza.

La vicenda dello ius-soli - la cui approvazione rilanciata da Orfini e stata stoppata dal Ncd - rischia di portare acqua al mulino di chi sostiene che la campagna elettorale è di fatto già cominciata e che difficilmente questa maggioranza è in grado di fare molto di più e tantomeno reggere il varo della legge di Bilancio che dovrà avvenire per ottobre. Renzi ne è consapevole da tempo. Considerava la finestra elettorale di primavera la migliore anche per cogliere i pentastellati nel loro pieno caos amministrativo, ma si è adeguato e ha convocato il congresso del partito prima di partire per la California. Sulla data delle primarie non si è ancora pronunciato, ma calendario alla mano oscillano tra il 9 e il 23 aprile anche se la seconda opzione ha il problema di incappare nel ponte della Liberazione.

Date a parte, all'ex premier interessa che il governo Gentiloni completi le riforme avviate dal suo esecutivo. Terremoto, commissione-banche, pubblica amministrazione, processo penale, cittadinanza e, soprattutto, la riforma dei voucher necessaria per evitare il referendum. Un elenco lungo che incontrare resistenze e che «la fuoriuscita» di parlamentari del Pd non aiuta mentre Padoan fatica a trovare la quadra sulla manovra correttiva e sul pacchetto di privatizzazioni che una parte del partito di maggioranza non vuole.

ATTESA
«Renzi non intende creare problemi al governo o tantomeno va in cerca di incidenti - sostiene un senatore renziano - ma se dovesse dedurre che l'esecutivo Gentiloni sta in piedi solo per permettere ai parlamentari di completare la legislatura, non esiterebbe a trarne le conclusioni». Considerazioni che per ora restano in stand-by, ma che dopo le primarie potrebbero farsi più stringenti e coinvolgere anche lo stesso Gentiloni che, volendosi anche preservare per il dopo, potrebbe trarre con Renzi e il Quirinale le dovute conclusioni e portare il Paese al voto a settembre. Prima della legge di Bilancio. A quel punto l'ultimo ostacolo sarebbe l'armonizzazione dei sistemi elettorali che Renzi, forte del mandato del congresso, spingerebbe in senso maggioritario con tanto di sbarramento alto e premio al partito.
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