Due palestinesi residenti a Gerusalemme Est sono entrati nella sinagoga, in mezzo alla gente raccolta in preghiera, per uccidere. Armati di pistole, asce e coltelli. Si sono fatti...
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Quello che spaventa è anche il dopo. Cosa potrà succedere ora. Se ci sarà, come a Tel Aviv si sta valutando, una reazione. Anche se il massacro ieri in una sinagoga nel sobborgo di Har Nof a Gerusalemme non è - quasi certamente - un piano organizzato con una regìa politica riconducibile ad Hamas.
Ma, stando alle informazioni disponibili, è l'opera di due invasati da furore anti-israeliano. Due «cani sciolti», secondo le definizioni di stampa. Anche se questo non basta a tranquillizzare nessuno, e i media di Tel Aviv sottolineano come sia stata una sorta di prima volta. Violato un tempio di culto per un massacro. Un solo precedente, nel 2008: l'attacco al più importante collegio rabbinico di Gerusalemme, quando un solitario attentatore uccise 8 studenti.
Due palestinesi, cugini fra loro, Ghassan Abu Jamal e Udayy Abu Jamal, 22 e 25 anni, residenti a Gerusalemme Est e cittadini israeliani, sono entrati nella sinagoga di primo mattino, in mezzo alla gente raccolta in preghiera. Armati non di esplosivo, secondo la pratica consueta dei kamikaze, ma di pistole, asce e coltelli. Erano - racconta un testimone - a volto scoperto, hanno urlato Allah akbar (Allah è grande). I terroristi si sono fatti largo brandendo le armi, prima sparando, poi colpendo con furia con le asce. Hanno ucciso quattro rabbini, un poliziotto ferito è morto poi in ospedale, mentre di altri sei feriti quattro sono gravi.
I fedeli presenti si sarebbero ribellati, alcuni di loro - in particolare un italo-israeliano, Nissim Sermoneta - hanno cercato di bloccare la furia dei due cugini, che dopo il massacro sono stati uccisi, a loro volta, dalla polizia israeliana, ma non è chiaro dove. Tre rabbini morti erano anche cittadini statunitensi. Anche il quarto rabbino ucciso, un britannico, aveva il doppio passaporto. Ma non si crede che siano stati bersagli mirati: Har Nof è un sobborgo di ventimila persone, ed è abitato soprattutto da ebrei ultra-ortodossi di origine americana e britannica.
SCAMBIO DI ACCUSE
«Siamo nel mezzo di un attacco concentrato su Gerusalemme» accusa il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha preannunciato la volontà di «rispondere duramente».
Il Messaggero