BERLINO Forse la suspense era parte della strategia elettorale: ha aumentato le aspettative e, magari, le chance di successo: Angela Merkel si ricandida per un quarto mandato e...
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LA SCELTA
Il momento giusto per dirlo è arrivato, ha detto la Merkel annunciando l'intenzione di candidarsi per il 2017 a «guidare la Germania». «C'ho pensato molto», dopo 11 anni una decisione del genere è «tutt'altro che facile da prendere, anche per me personalmente», ha detto sottolineando che anche la salute lo deve consentire per i prossimi 4 anni. Al congresso si farà ora legittimare nella doppia funzione di leader Cdu, che ricopre dal 2000, e candidata alla cancelleria. L'annuncio era in realtà scontato: in lungo e in largo nessun candidato alternativo all'orizzonte.
LA CRISI
Fino a un anno fa una ricandidatura era considerata un evento naturale. Poi però è sopraggiunta la crisi dei profughi e la popolarità della Merkel è crollata, trascinando giù anche quella del partito. Dal 41,5% raggiunto alle urne nel 2013, la Cdu-Csu è scesa fino al 32%: un risultato che, se confermato al voto fra 10 mesi, potrebbe non essere più sufficiente a ridare vita a una nuova grande coalizione. Coalizione comunque che al momento nessuno vuole: né la Spd, che in posizione junior al governo vede erodere progressivamente la sua popolarità (è sul 23%), né la Cdu-Csu la cui base teme di perdere il suo profilo conservatore e stingere troppo sui socialdemocratici, né i tedeschi che paiono stufi di un governo pachiderma impantanato nella melassa del consenso e una opposizione al Bundestag numericamente risibile. Per questo lo scenario di una grande coalizione non viene più evocato da nessuno. Si ipotizzano piuttosto altre alchimie: Giamaica, dai colori dell'isola caraibica nero, verde, giallo, ovvero una coalizione a tre fra Cdu-Csu (nero), Verdi e liberali della Fdp (giallo), i quali dopo essere volati via dal Parlamento nel 2013 perché sotto il 5% dovrebbero alle prossime rientrarvi (sono sul 7%).
LA NOVITÀ
Una coalizione nero-verde-gialla sarebbe una novità assoluta per la Germania e avrebbe dalla sua parte un potenziale sperimentale sicuramente innovativo. Sul fronte opposto, in caso cioè di un cancelliere socialdemocratico, l'ipotesi ricorrente è quella rosso-rosso-verde, ovvero una coalizione fra Spd, Linke (sinistra) e Verdi, che sarebbe pure una novità e segnerebbe lo sdoganamento definitivo degli eredi della Ddr (Linke) a ventotto anni di distanza dalla caduta del Muro di Berlino.
Se la cancelliera ha tergiversato ad annunciare la sua ricandidatura, anche la Spd prende tempo: ancora infatti il leader Sigmar Gabriel non ha fatto sapere se sarà lui a guidare il partito nella sfida per la cancelleria.
Il Messaggero