Seicento agenti di fronte a un corteo di estrema destra di 6000 persone, alcune centinaia delle quali potenzialmente violente, non ce l'hanno fatta a tenere la situazione in...
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E il primo bilancio di sei feriti, diramato nella tarda serata, è stato oggi rivisto al rialzo: i feriti sono 20, nove fra i militanti di destra, nove fra i contromanifestanti di sinistra (che erano circa un migliaio) e due poliziotti.
La caccia allo straniero è iniziata già poche ore dopo il fatto, ma ieri i gruppi di neonazi - cui si sono uniti hooligan, sostenitori di Pegida (il cosiddetto movimento patriottico che lotta contro l'islamizzazione d'Europa) e Afd - sono riusciti a organizzare una cosa in grande, facendo lievitare una manifestazione che avrebbe dovuto vedere non oltre 1500 persone in strada. «L'esplosione delle adesioni non era prevedibile», si è giustificato oggi il ministro dell'Interno del Land, Roland Woeller, di cui alcuni chiedono le dimissioni. Mentre sul caso sono intervenuti anche i leader federali. «Le immagini viste a Chemnitz non possono trovare posto in uno stato di diritto», ha sillabato Angela Merkel, citando «l'odio» e la violenza esplosi nel Land dell'est, dove Alternative fuer Deutschland spopola (stando agli ultimi sondaggi raggiungerebbe fino al 25% dei consensi). Anche il ministro Horst Seehofer (della Csu bavarse) ha stigmatizzato i tumulti: «Voglio dirlo in modo chiaro, il ricorso alla violenza non è mai giustificabile». E da Berlino ha promesso aiuti alle forze di polizia locali, se ve ne fosse bisogno. Intanto per tutta la giornata di oggi, politici, amministratori e media si sono tormentati nell'analisi di questo allarmante segnale dalla Sassonia: non esiste un movimento centrale in grado di coordinare estremisti e hooligan, secondo gli esperti della materia. Si è trattato più che altro della veloce mobilitazione di piccoli gruppi, avvenuta ovviamente attraverso i social network. Sigle di hooligan come 'Kaotic', 'Ns Boys', i famigerati 'Reichsbuerger', il 'Movimento identitariò, 'der III Weg' (che significa 'la terza stradà); estremisti arrivati da più regioni, Brandeburgo, Turingia, Bassa Sassonia, Baviera, Westfalia, secondo la ricostruzione del giorno dopo. È der Spiegel poi, in un commento, a rigettare la parola usata dal portavoce di governo Steffen Seibert, che già ieri aveva messo in guardia dalla «giustizia fai-da-te». Non è questo quello che è accaduto a Chemnitz, incalza il portale del magazine: la morte di un falegname tedesco di 35 anni, che fra l'altro era contro la discriminazione, è stata strumentalizzata. La vera molla dell'odio «si chiama razzismo». Un problema che in Sassonia è stato troppo a lungo, gravemente, sottovalutato.
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Il Messaggero