G8, Anemone e Balducci condannati per gli appalti: 9 mesi per rivelazione e uso del segreto d'ufficio

G8, Anemone e Balducci condannati per gli appalti: 9 mesi per rivelazione e uso del segreto d'ufficio
Concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio: è l'accusa per la quale il tribunale di Perugia ha condannato oggi a nove mesi di reclusione (pena sospesa) il...

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Concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio: è l'accusa per la quale il tribunale di Perugia ha condannato oggi a nove mesi di reclusione (pena sospesa) il costruttore Diego Anemone, l'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, e altri due imputati, nell'ambito di uno dei filoni dell'inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi.






L'unico rimasto nel capoluogo umbro. Un processo che ha riguardato - oltre ad Anemone e Balducci - l'imprenditore Emmanuel Messina e l'avvocato Edgardo Azzopardi. Secondo l'accusa formulata dai pm perugini, l'allora procuratore aggiunto di Roma Achille Toro (che nel frattempo ha lasciato la magistratura) rivelò notizie d'ufficio su un procedimento trattato dalla procura di Roma e da quella di Firenze.



Che in quel momento erano legate da un coordinamento investigativo. Proprio il coinvolgimento di Toro nell'indagine avviata dalla procura del capoluogo toscano ha portato il fascicolo a Perugia, competente a occuparsi di tutte le vicende che coinvolgono le toghe della capitale. L'ormai ex magistrato ha quindi patteggiato a Perugia otto mesi di reclusione (pena sospesa). Processati sempre per il concorso nel reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio gli altri quattro coinvolti in questo troncone d'inchiesta.



Oggi davanti al tribunale di Perugia l'avvocato Roberto Borgogno ha sottolineato «in questo processo non c'è traccia di colloqui tra Achille Toro e gli attuali imputati». E più in particolare il magistrato - secondo il difensore di Balducci - «non poteva comunicare notizie riguardo gli imminenti arresti chiesti dalla procura di Firenze in quanto non ne sapeva nulla». Il legale di Anemone, invece, ha parlato di un «processo indiziario nato da intercettazioni telefoniche interpretabili».



Il tribunale presieduto da Daniele Cenci ha però condannato i quattro imputati al termine di una camera di consiglio durata più di due ore. In aula Anemone e Azzopardi che poi hanno lasciato il palazzo di giustizia senza fare dichiarazioni. Si chiude così per il momento con una condanna (alcuni difensori hanno già preannunciato appello) uno dei tronconi d'inchiesta su quella che è stata definita la «cricca» degli appalti per i Grandi eventi.



Un «sistema gelatinoso» che secondo l'accusa era in grado di condizionare l'assegnazione di alcuni dei lavori pubblici più importanti degli ultimi anni, dal G8 che doveva tenersi alla Maddalena alle opere per i 150 anni dell'Unità d'Italia, ai mondiali di nuoto del 2009 nella capitale. Accuse sulle quali dovranno ora pronunciarsi i giudici romani.
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Il Messaggero