Il Giappone si è fermato per ricordare le vittime del triplice gravissimo incidente che colpì la nazione 5 anni fa, l'11 marzo del 2011, con il sisma/tsunami...
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A distanza di cinque anni la catastrofe continua a rappresentare una sfida sul piano logistico e a livello umanitario, in particolare nella regione del Tohoku, dove almeno 174mila persone delle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, sono ancora dislocate sul territorio nazionale. Tra queste, 58ila sfollati risiedono nei centri di accoglienza senza concrete prospettive di ritorno alle loro abitazioni, per gran parte persone anziane vulnerabili allo sviluppo di problemi fisici e mentali connessi all'incidente. Lo smantellamento dell'impianto nucleare è contrassegnato da intoppi e difficoltà di ogni genere, serviranno almeno 30 anni per decretarne la completa chiusura e l'eventuale riuscita del processo di decontaminazione, inclusa la bonifica del territorio attorno alla fascia di evacuazione. Il dibattito più rovente è quello che si svolge tra le aule dei tribunali e i corridoi della politica. Il governo conservatore di Shinzo Abe intende riappropriarsi della capacità di produrre energia degli oltre 50 reattori nucleari di cui è dotato il paese, attualmente spenti. Ma le norme più stringenti introdotte dalla Agenzia della Sicurezza Nucleare per la messa in funzione degli impianti, non sono servite a dissuadere una corte distrettuale, a inizio settimana, a chiedere la sospensione a scopo precauzionale del reattore di Takahama, a nord di Osaka, per motivi di sicurezza.
Attualmente sono soltanto 2 i reattori operanti nell'intero arcipelago, quelli della centrale di Sendai, nell'isola a sud del Kyushu, anch'essi al centro di polemiche perchè situati a 50 km dal vulcano attivo Sakurajima.
Il Messaggero