Fukushima, cinque anni fa la catostrofe nucleare: il Giappone si ferma per ricordare le 18mila vittime

Fukushima, cinque anni fa la catostrofe nucleare: il Giappone si ferma per ricordare le 18mila vittime
3 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Marzo 2016, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 12:42

Il Giappone si è fermato per ricordare le vittime del triplice gravissimo incidente che colpì la nazione 5 anni fa, l'11 marzo del 2011, con il sisma/tsunami costato la vita a circa 18.000 persone e la catastrofe nucleare nella centrale di Fukushima. Durante la cerimonia al Teatro Nazionale di Tokyo, a cui hanno partecipato l'imperatore Akihito con la consorte Michiko, assieme al premier Shinzo Abe, è stato osservato un minuto di silenzio alle 14:46 (le 6:46 in Italia), l'ora in cui si è verificata la scossa di magnitudo 9. Nel corso della commemorazione l'imperatore Akihito ha richiamato l'attenzione sugli sfollati: «Ho il timore che aumenti il distacco nelle nostre coscienze verso quella parte della popolazione che sta ancora soffrendo, in particolare gli anziani» ha detto Akihito, invitando le persone a non dimenticare la tragedia. Il premier Shinzo Abe ho sottolineato il ruolo che il paese avrà in futuro a livello globale, nelle sfide con i disastri naturali come quello di Fukushima, grazie alle lezioni imparate dalla gestione dell'incidente.

A distanza di cinque anni la catastrofe continua a rappresentare una sfida sul piano logistico e a livello umanitario, in particolare nella regione del Tohoku, dove almeno 174mila persone delle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, sono ancora dislocate sul territorio nazionale. Tra queste, 58ila sfollati risiedono nei centri di accoglienza senza concrete prospettive di ritorno alle loro abitazioni, per gran parte persone anziane vulnerabili allo sviluppo di problemi fisici e mentali connessi all'incidente. Lo smantellamento dell'impianto nucleare è contrassegnato da intoppi e difficoltà di ogni genere, serviranno almeno 30 anni per decretarne la completa chiusura e l'eventuale riuscita del processo di decontaminazione, inclusa la bonifica del territorio attorno alla fascia di evacuazione. Il dibattito più rovente è quello che si svolge tra le aule dei tribunali e i corridoi della politica. Il governo conservatore di Shinzo Abe intende riappropriarsi della capacità di produrre energia degli oltre 50 reattori nucleari di cui è dotato il paese, attualmente spenti. Ma le norme più stringenti introdotte dalla Agenzia della Sicurezza Nucleare per la messa in funzione degli impianti, non sono servite a dissuadere una corte distrettuale, a inizio settimana, a chiedere la sospensione a scopo precauzionale del reattore di Takahama, a nord di Osaka, per motivi di sicurezza.

Attualmente sono soltanto 2 i reattori operanti nell'intero arcipelago, quelli della centrale di Sendai, nell'isola a sud del Kyushu, anch'essi al centro di polemiche perchè situati a 50 km dal vulcano attivo Sakurajima. Abe stima che nel 2030 il contributo del nucleare al fabbisogno di energia del paese sarà compreso tra il 20 e il 22%. Il Giappone è privo di risorse naturali e l'economia è in fase di recessione; con lo yen svalutato agli attuali livelli e il debito pubblico alle stelle il paese non può sopportare troppo a lungo i costi proibitivi delle bolletta energetica, costituita in prevalenza da combustibili fossili.

Di parere discordante sono i due terzi dei governatori, sindaci e amministratori locali, interpellati a livello nazionale dall'agenzia Kyodo, i quali domandano una riduzione progressiva dell'impiego del nucleare, o l'arresto definitivo dei reattori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA