Vendevano a caro prezzo vino di bassa qualità, adulterato con l'aggiunta di alcol e poi spacciato in Italia e all'estero per Chianti doc, Brunello di Montalcino o...
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L'indagine, scattata nel 2015, era culminata con l'arresto di tre persone, mentre altre sette erano state iscritte nel registro degli indagati. Il vino, dopo essere stato adulterato, veniva imbottigliato in un'azienda agricola di Empoli e poi inviato nei depositi del Lazio e dell'Emilia Romagna, da dove partiva per l'estero grazie a una società con sede fiscale nella Capitale e i cui titolari erano stati indagati anche nell'inchiesta "Mondo di Mezzo". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero