Come ognuna delle sue amiche a cui ha chiesto aiuto tramite whatsapp quando era stata portata con l'inganno in Pakistan e lì costretta ad abortire il figlio concepito...
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Intanto Farah è stata ascoltata dagli investigatori della Questura di Verona, per sommarie informazioni sulla vicenda. L'informativa servirà poi alla Procura per valutare se vi siano profili di reato e soggetti eventualmente perseguibili in Italia. Al momento i fatti riferiti dalla giovane - l'ipotesi del sequestro di persona, l'aborto subito sotto costrizione - non riguarderebbero il territorio nazionale, ma il Pakistan, dove va verificato se queste condotte costituiscano in quell'ordinamento fattispecie di reato o meno. Ma alla Polizia di Verona preme soprattutto verificare il profilo di sicurezza di Farah, valutarne il grado di rischio - alcuni familiari risiedono in città - per decidere le misure di tutela. Attualmente a Verona vive un fratello di Farah, mentre il padre - contrariamente a quanto appreso in un primo tempo - si trova in Pakistan dal gennaio scorso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero