La Nike sfida Donald Trump, scegliendo come suo nuovo testimonial Colin Kepernick, l'atleta 'ribellè che ha dato il via alla protesta che nei mesi scorsi ha mandato...
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Neanche Amazon, più volte nel mirino del tycoon, è finora arrivata a tanto. «Crediamo che Colin sia uno degli atleti che di più ispiri la sua generazione, che ha fatto leva sul potere dello sport per aiutare il mondo ad andare avanti», spiegano alla Nike, che per il momento paga lo schiaffo alla Casa Bianca arrivando a cedere a Wall Street oltre il 3%.
Per ora invece Trump tace. Ma è facile immaginare la reazione di chi etichettò ' figli di p...' gli atleti bianchi e neri che da Kaepernick in poi su tutti i campi della Nfl (National Football League) hanno continuato a inginocchiarsi. Quelli che il tycoon avrebbe voluto vedere radiati e addirittura - disse una volta - cacciati dal Paese per mancanza di rispetto all'inno e alla bandiera nazionali. Quegli atleti che, come Kaepernick, hanno dato vita ad un movimento dilagato su tutti i campi di football Usa ed in molti altri sport, come il basket, raccogliendo simpatie anche dal mondo dello spettacolo (si ricorda Stevie Wonder inginocchiatosi seppur con molta difficoltà sul palco durante un concerto). Tante le star dello sport americano che sui social media esprimono la loro solidarietà alla Nike e a Kepernick, da LeBron James a Serena Williams a Tom Brady. Ma non solo lo sport.
Tra i sostenitori di Kaepernick anche l'ex capo della Cia John Brennan, che sottolinea come l'atleta abbia attirato l'attenzione sulle ingiustizie razziali in America, e - la curiosità più grande - l'ex leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad, evidentemente appassionato di football americano: «Ancora una stagione della Nfl senza Kaepernick ai nastri di partenza, nonostante sia uno dei quarterback più forti» La mossa della multinazionale cade infine a pochi giorni dall'inizio di una nuova stagione della Nfl che non lascia presagire nulla di buono. La lega professionistica del football americano, criticata da più parti, ha infatti ceduto alle pressioni del presidente, vietando prima dell'estate l'inginocchiamento durante l'inno. Ma resta da vedere quanti giocatori davvero seguiranno l'indicazione. E c'è già chi parla di campionato a rischio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero