La foto del bambino al mare o magari nella vasca da bagno con i capelli insaponati. Oppure quella della piccola di casa, “mascherata” da grande, solo per gioco. E così via,...
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IL DOPPIO
Quasi il doppio di quelle rilevate l’anno prima. Un problema di abitudine, tendenza, perfino moda. E scarsa comprensione del rischio, che vede proprio i genitori in primissimo piano. A febbraio 2016, furono numerosi gli appelli della Polizia di Stato per tentare di interrompere il “gioco”, diffusissimo, noto come Sfida delle Mamme, che chiedeva di pubblicare tre foto per mostrarsi madri felici. Anche allora l’allerta fu dato per il rischio di pedopornografia e non mancò di suscitare polemiche proprio tra le partecipanti. Secondo una ricerca condotta da Ipsos per Save The Children sul “Consenso in ambiente digitale: percezione e consapevolezza tra i teen e gli adulti”, presentata alla vigilia del Safer Internet Day 2017, l’80% di adulti e ragazzi ammette di essere preoccupato dalla possibilità che i dati messi on line possano essere registrati. Eppure, fatti e numeri raccontano una scarsissima “coscienza” del rischio.
Il 50% dei “grandi” accetta che una app acceda ai propri contatti, pur di poterla usare. La percentuale sale al 58% tra i ragazzi. Non solo: 9 utenti su 10 non fanno nulla per proteggere la propria immagine sul web. Solamente il 12% rimuove il tag con il proprio nome da foto di altri. Non si riflette molto di più quando si tratta di scatti intimi: più di un adolescente su cinque li invia a coetanei, o che ritiene tali, e adulti conosciuti on line.
LA CONDIVISIONE
Stessa proporzione per chi manda video o accetta di avviare la webcam su promessa di regali. Il 72% dei ragazzi e il 75% degli adulti, però, dicono di sapere che non è sicuro condividere quel tipo di materiale. Il paradosso è presto spiegato. Il 44% dei teen ritiene che, in taluni casi, sia impossibile evitarlo. Perché “lo fanno tutti” e non si vuole passare per “bambini”. E poi c’è il problema dell’“amicizia”, così facile da dare e ottenere sul web, comunque ritenuta vincolante. Circa il 40% di giovani e adulti ritiene la condivisione tra “amici”, anche virtuali, sicura. Il 32% la giudica “protetta” purché la persona che la riceve prometta di non diffonderla.
E quando si guarda agli adulti la percentuale scende solo al 26%. Le insidie ci sono e si vedono. Il 23% dei “grandi” ammette di aver scoperto che una persona conosciuta sul web non era chi diceva di essere. L’11% confessa di essere stato vittima di atti persecutori o attenzioni insistenti. L’11% ha visto proprie foto intime condivise on line “per scherzo o vendetta”. Il 15% sa che è accaduto a conoscenti. Il 16% ammette di aver ricevuto foto o video che lo hanno messo a disagio. Eppure, è appena il 19% di adulti e ragazzi a bloccare qualcuno su Facebook o Whatsapp.
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Il Messaggero