Verso l’Eliseo/ Le trappole in cui Emmanuel può cadere

Verso l’Eliseo/ Le trappole in cui Emmanuel può cadere
Spenti i riflettori, il gioco delle alleanze in vista del ballottaggio del 7 maggio si fa duro. Marine Le Pen, con il suo 21,5%, lascia la presidenza del Fronte Nazionale. Lo fa...

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Spenti i riflettori, il gioco delle alleanze in vista del ballottaggio del 7 maggio si fa duro. Marine Le Pen, con il suo 21,5%, lascia la presidenza del Fronte Nazionale. Lo fa per calamitare la maggioranza. La Le Pen conta su parte dei voti di centro destra, degli elettori delusi e riluttanti a seguire le indicazioni di Fillon a votare Macron, sul 5 per cento dell’altro sovranista fuori gioco, Nicolas Dupont Aignan, e paradossalmente, su una parte dall’estrema sinistra, quella dei sovranisti della France insoumise in libera uscita, che pur di non intronizzare il “dio danaro”, forse son pronti a cambiare bandiera. Politicamente rappresentano un elettorato contiguo, segnato dall’ansia, dal risentimento e dall’esclusione. 


Molti certo citano l’esempio del 2002, quando socialisti e gollisti s’unirono per bloccare suo padre, Jean Marie Le Pen, finito al ballottaggio con il 16,9%. Ma la situazione oggi è diversa. Implosi i grandi partiti, l’incognita è la crisi del sistema, con un partito, il Fronte nazionale, che non si integra e pretende di incarnare l’alternativa radicale, al mercato, alla globalizzazione, all’Europa. Il che pregiudica la possibilità di federare altre forze. Del resto, se Marine Le Pen, grazie ai delusi pronti a votarla, dovesse crescere nei sondaggi, c’è chi prevede un fenomeno omeostatico che ristabilirebbe l’equilibrio come in un termostato, in assenza di una maggioranza disposta a accettare il rischio antisistema. 

Allora cosa deve fare Emmanuel Macron, col suo 24,01 per cento, conquistare la maggioranza? Insistere sul patriottismo antinazionalista per vincere la concorrenza dell’estrema destra? Lavorare sul fronte progressista per attirare il travaso da sinistra? Soprattutto evitare di porsi già come vincitore, evitando le polemiche come quelle festino alla Rotonde la sera del primo turno. Per lui voteranno buona parte dei repubblicani, dall’ex chiracchiano e sarkozysta François Baroin, alla sfortunata candidata alla mairie di Parigi Nathalie Kosciuzko Morizet, sino al sindaco di Nizza sarkozysta Christian Estrosi, minacciato dal FN: voteranno i seguaci di Alain Juppé, solidalil obtorto collo con Fillon vincitore delle primarie, Fillon, poi scivolato nel familismo amorale, con la vicenda di moglie e figli remunerati come assistenti parlamentari, o consulenti della Revue des deux mondes proprietà di un ricco amico finanziarie, per finire l’episodio da vaudeville dei vestiti di lusso ricevuti in dono da un opaco faccendiere. 
Per Macron ora c’è un’altra incognita che si appalesa con la retromarcia di Fillon. Terzo classificato, è stato il primo a dire ai suoi di votare per Macron, salvo dimettersi due gironi dopo dalla presidenza del partito. “Non ho più la legittimità per condurre l la battaglia delle legislative”. Obbediranno i suoi elettori alla consegna, votando Macron?


Infine c’è l’avallo del presidente uscente. Messo fuori gioco dal suo stesso suo ministro dell’Economia, il socialista Holland ha dato il suo sostegno ufficiale al candidato di “En Marche”. «Di fronte al rischio che l’estrema destra fa pesare sull’avvenire della Francia, la mobilitazione s’impone come pure la chiarezza delle scelte», ha detto Hollande, invitando i due candidati in lizza a commemorare insieme il poliziotto ucciso sugli Champs Elysées. Per il momento, però nessuno può dire se questo avallo sarà per Macron il bacio della morte o la spinta necessaria alla vittoria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero