Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, non nasconde di essere preoccupato per il clima d'odio che si respira. Scontri praticamente tutti i giorni, aggressioni a singoli...
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LE MANIFESTAZIONI
Il rischio è quello di una escalation di violenza fino all'apertura delle urne e prosegua persino dopo, con un governo incerto e maggioranze tutte da definire. Sabato, il penultimo prima del voto, si annuncia una giornata di estrema tensione, con manifestazioni a rischio in tutto il paese: a Roma, sfilano sia l'Anpi sia i Cobas contro il razzismo, con il pericolo (annunciato) di infiltrazioni di antagonisti da tutta Italia. Ma a preoccupare sono soprattutto i tanti appuntamenti di destra che possono accendere gli animi della sinistra antagonista. L'ex leader di Terza posizione Roberto Fiore, oggi a capo di Forza nuova e della sua lista elettorale, ha due appuntamenti a Trieste e a Palermo.
Casapound vuole sfilare a Napoli, dove la sinistra radicale è storicamente molto forte (di Napoli è anche la leader della lista più di sinistra in campo, Potere al popolo) e a Torino, dove l'area antagonista è storicamente forte, una manifestazione di destra è prevista anche a Milano. Una strategia politica di gruppi politici finora con scarsa consistenza elettorale, contro la quale il Viminale può mettere in campo solo controllo serrato delle iniziative, mobilitando l'apparato informativo di Digos e Ucigos e la collaborazione dell'intelligence. Impossibile, però, spiegano, vietare le manifestazioni elettorali anche se numericamente poco consistenti: «Anche se porta poche persone in piazza - ragiona un analista del ministero - ogni partito ha il diritto di farsi il suo comizio. Il rischio, però, è che succeda quello che è capitato sabato scorso a Bologna con Forza nuova». Ovvero manifestazioni e scontri anche violenti tutto il giorno, per un sit-in di trenta o quaranta persone.
I DATI
Che la situazione rischiasse di degenerare in un clima di tensione perenne, del resto, era segnalato anche dai dati raccolti nei giorni scorsi dal ministero della Giustizia, per volere del ministro uscente Andrea Orlando. La sintesi è un aumento piuttosto consistente di azioni legate all'intolleranza e all'odio raziale, inclusi quelli legati all'apologia di fascismo. Complessivamente, in tre anni, ma con un netto aumento nel corso del 2017, i crimini di odio sono stati 853, uno ogni due giorni: 202 solo nel distretto di corte di appello di Roma, che include tutto il Lazio, 157 a Bologna, 134 a Milano, mentre sono 14 nel distretto di Napoli e 13 in quello di Salerno. La stima è solo approssimativa, considerato che molte azioni di questo genere non vengono neppure denunciate, per timore di ritorsioni. Ma la preoccupazione era contenuta anche nella relazione annuale dell'intelligence consegnata al Parlamento giusto due giorni fa. «Non sono mancati - scrivono infatti gli 007 - episodi di contrapposizione anche violenta tra frange dell'opposto segno, fenomeno ormai connaturato alle dinamiche dell'oltranzismo politico di entrambi gli schieramenti e possibile di aumentare, a causa dell'innalzamento dell'allarme sull' avanzata dell'estrema destra e delle posizione antitetiche in materia d'immigrazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero