Elezioni, Mattarella: «Le liti esasperate creano sfiducia»

Elezioni, Mattarella: «Le liti esasperate creano sfiducia»
La crescita dell'astensione preoccupa Sergio Mattarella che oggi ha richiamato all'ordine le forze politiche in preda ad un eccesso di litigiosità che non può far altro...

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La crescita dell'astensione preoccupa Sergio Mattarella che oggi ha richiamato all'ordine le forze politiche in preda ad un eccesso di litigiosità che non può far altro che allontanare i cittadini dalla vita pubblica, come dimostrato dalla scarsa partecipazione al voto delle regionali.




Il presidente della Repubblica, nel giorno della Festa della Repubblica, interviene con decisione mettendo in relazione due aspetti che confliggono e che rischiano di far deragliare il Paese: una ripresa che sembra a portata di mano frenata da una conflittualità istituzionale che sembra non accorgersi che i cittadini in questa fase vorrebbero altro. Certamente più «coesione sociale» ed «unità».



«Le discussioni, la dialettica anche acuta, sono preziose, ma le liti esasperate creano sfiducia, contribuiscono a creare sfiducia e allontanano la partecipazione dei cittadini», ha detto al termine di un concerto di Riccardo Muti nel salone dei Corazzieri del Quirinale. E per evitare che qualcuno non capisca - o faccia finta di non capire - premette di riferirsi alla «vita istituzionale» del Paese. Perchè «senza adeguata partecipazione dei cittadini» alla politica «la democrazia si impoverisce molto». E in questi mesi ci sono stati molti esempi di eccessi di litigiosità, e non solo all'interno dei partiti. Le tensioni si sono avvertite anche ai livelli alti delle istituzioni, tra Consulta e Governo per la sentenza sulle pensioni, tra Governo e Parlamento sulle riforme fino all'esplosivo rapporto della Commissione anti-mafia sugli «impresentabili» pubblicizzato alla vigilia delle elezioni amministrative.



Ecco perchè, si sottolinea, il richiamo del presidente ha un taglio positivo, volto a evitare ulteriori sfilacciamenti del quadro istituzionale nel momento in cui gli italiani vedono un barlume di luce in fondo al tunnel della crisi. «Questo due giugno presenta qualche segnale di speranza, pur nelle difficoltà quotidiane degli italiani. Si inizia a intravedere l'uscita della crisi», ha spiegato al corpo diplomatico accreditato in Italia in onore del quale ha diretto il maestro Muti. Il capo dello Stato vuole che la politica si rimbocchi le maniche, discuta e si scontri ma poi decida. L'augurio di Mattarella è che la festa della Repubblica sia una una nuova partenza, che dia lo slancio alla politica, «di fronte alle sfide che ci attendono», per «rafforzare lo spirito autentico di unità nazionale e la coesione sociale».



Ma per fare tutto questo bisogna parallelamente estirpare immediatamente l'illegalità diffusa. A partire da quella che affligge lo Stato al suo interno. Per il presidente, la lotta contro la corruzione, le infiltrazioni criminali e gli atteggiamenti che incrinano il rapporto tra cittadini e istituzioni è ormai una priorità «ineludibile». Il durissimo richiamo del presidente della Repubblica contro il malaffare è venuto in mattinata attraverso un messaggio ai Prefetti, chiamati a vigilare scrupolosamente su quanto accade nelle varie amministrazioni dello Stato scovando e denunciando ogni «comportamento illecito».



«Tenace ed inflessibile - ha ammonito il presidente della Repubblica - deve essere l'azione contro i comportamenti illeciti e le infiltrazioni delinquenziali nella sfera pubblica. Prevenire e sradicare, ovunque si annidi, ogni fenomeno corruttivo e di inquinamento è una sfida ineludibile, in quanto sono in gioco non solo le prospettive di sviluppo sociale ed economico del Paese, ma gli stessi principi di uguaglianza e di legalità sui quali si fonda il sistema democratico».
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Il Messaggero