Due sedili, una valigia. E anche un braccio staccato dal corpo. La verità viene a galla piano, come quello che resta del volo MS804, partito da Parigi per Il Cairo, un...
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LA PRIMA CONFERMA Due sedili, una valigia, e dalle navi egiziane che li hanno raccolti, prima di recuperare altro, è arrivata la conferma che sì, stavolta il punto di caduta del volo è stato individuato nonostante la velocità delle correnti. «Dieci miglia marine di distanza dall’ultimo punto noto del passaggio dell’aereo» hanno detto le autorità greche, appena informati dal Cairo. La tv egiziana ha precisato che i rottami sono stati recuperati nelle acque a circa 290 km a nord di Alessandria d’Egitto. Egyptair in serata fa l’elenco di quanto è stato recuperato: «Rottami dell'aereo, oggetti personali dei passeggeri, parti di corpi delle vittime, valigie e sedili». La Grecia partecipa alle ricerche di uomini e mezzi egiziani, francesi, britannici, turchi, statunitensi.
«La cosa più importante è che si trovino le scatole nere, e così può partire l’indagine vera e propria» dice al Guardian il responsabile dell'Agenzia per la sicurezza aerea greca, Athanasios Binis: «Ci sono tre cause per un disastro aereo: meteorologica, tecnica o umana. Meteorologica la si può escludere, le condizioni del tempo erano abbastanza buone. Ora resta da vedere se si tratta di un fattore tecnico o umano». Ci sono quelle «sterzate improvvise» con cui l’aereo è scomparso dai radar. Mike Vivian, ex responsabile per l’Aviazione civile in Gran Bretagna, ha detto alla Bbc che queste fanno pensare a «un’interferenza umana». Non un ordigno, quindi, ma magari un aggressore entrato nella cabina di pilotaggio. O altro ancora. IL PUZZLE La previsione è che ci vorranno diversi giorni per recuperare le scatole nere. Ora si può solo comporre un puzzle con le informazioni credibili e accertate. Dopo un primo giorno di notizie in libertà come una presunta esplosione in volo, mai confermata e da una fonte, l’intelligence Usa, smentita.
La Bbc sostiene che c’è un “buco” di 50 minuti di silenzio fino al disastro. Quaranta minuti dopo l’ultima comunicazione con la torre di controllo (definita «normale») i controllori del traffico aereo infatti avrebbero provato invano, e più volte, a comunicare con l’Airbus. In questo tempo è scattato l’allarme antifumo. Stava bruciando qualcosa? Altri dieci minuti, ed è scomparso il segnale radar. Sempre la Bbc parla di un atterraggio d’emergenza al Cairo dello stesso velivolo, nel 2013. Un motore surriscaldato. Fatto è che l’Egitto stavolta (e non come nel caso della morte di Giulio Regeni) ha accolto subito gli specialisti francesi nella commissione d’inchiesta. Le motivazioni (ufficiose) sono in due fatti: che 15 passeggeri morti erano francesi, e che il velivolo era di costruzione francese. E da Parigi, anche, si esibisce cautela. Non ci sono prove che sia successo quello a cui tutti inevitabilmente pensano: un attentato.
C’è allerta anche in Italia. «Certamente non si può escludere che si sia trattato di un attentato terroristico» sostiene il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Il Messaggero