Egitto, gaffe in tv: si dimette il ministro della giustizia

Egitto, gaffe in tv: si dimette il ministro della giustizia
Per una gaffe in tv, con un riferimento poco opportuno alla figura del profeta, il ministro della giustizia egiziano, Ahmed El Zend, è stato destituito oggi dal suo...

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Per una gaffe in tv, con un riferimento poco opportuno alla figura del profeta, il ministro della giustizia egiziano, Ahmed El Zend, è stato destituito oggi dal suo incarico per decisione del primo ministro, Sherif Ismail. Un comunicato del consiglio dei ministri ha informato della decisione dopo che il sito online di Al Masry Al Youm aveva dato notizia delle dimissioni di El Zend. «Non importa chi sia quello che sbaglia, fosse anche un profeta, non esiterei ad arrestarlo. Altrimenti a che servono le prigioni?».


Con questa frase El Zend ha risposto con tono deciso alla domanda rivoltagli da un giornalista televisivo durante la trasmissione 'Sada El Balad' (L'eco del paese), sull' intensificarsi degli arresti di giornalisti in Egitto negli ultimi tempi. Le notizie di alcuni arresti, infatti, sono rimbalzate all'estero ed hanno sollevato proteste anche di enti come il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti ed altri enti umanitari. Subito dopo l'infelice battuta del ministro, nei social network si è manifestato un risentimento diffuso per l'offesa al 'profetà: evidente il riferimento al fondatore dell'Islam, Maometto, anche se non nominato direttamente dal ministro. Quando il suo nome viene citato, sia verbalmente, sia per iscritto è doveroso far seguire al suo nome l'espressione 'Pace e salute alla sua animà. El Zend non è nuovo a dichiarazioni poco gradite all'opinione pubblica egiziana.


Fu nominato al suo dicastero, nel maggio 2015, dopo un'altra gaffe di un suo predecessore, che aveva detto in tv che «il figlio di uno spazzino non potrà mai diventare magistrato». Ma El Zend non fu meno improvvido nel sostenere che «chiunque chiede di far pulizia nella magistratura deve prima pulire se stesso» e che «chiunque critica i figli dei giudici è uno che odia per partito preso». Ma maggior risentimento fu provocato dalla sua opinione secondo la quale i giudici «sono padroni in questo paese (Egitto) e tutti gli altri sono schiavi». Già presidente del Club dei Giudici, la sua nomina sarebbe stata decisa per la sua opposizione frontale ai Fratelli Musulmani, espressa con evidenza in più occasioni, anche a livello giudiziario.
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Il Messaggero