Un'infermiera spagnola è stata contagiata dal virus Ebola a Madrid dopo essere stata a contatto con un malato rimpatriato dall'Africa. La conferma è arrivata dal...
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La donna, sposata, 44 anni, ha fatto parte della squadra che ha curato a domicilio il missionario spagnolo Manuel Garcìa Viejo, morto il 26 settembre nell'ospedale “Carlos III” della capitale. L'infermiera, ora ricoverata nello stesso nosocomio, «ha la febbre alta ma è stabile». Dopo il decesso del volontario, ha specificato il primario del reparto dove è stata messa in isolamento, «era andata alcuni giorni in vacanza». L'infermiera ha avvertito i primi sintomi il 30 settembre, quattro giorni dopo il decesso del religioso, e li ha subito denunciati al servizio di prevenzione dei rischi sul posto di lavoro.
Il contagio dell'infermiera, nonostante il comprensibile tentativo delle autorità spagnole di non alimentare gli allarmismi, pone ovviamente diversi dubbi. Il più consistente è che la donna, nonostante le mascherine, i guanti, gli occhiali, i camici usa e getta e tutte le precauzioni adottate durante la cura del missionario si è ugualmente infettata. Il secondo è che la donna possa aver trasportato il virus altrove trasmettendolo ad altre persone.
«Stiamo valutando la situazione - hanno detto i sanitari - ma vogliamo ricordare che per essere infettati occorre un contatto diretto con i fluidi corporei e che si è contagiosi solo dopo che la mallatia si è manifestata». L'infermiera è stata sottoposta a due test per la conferma della presenza del virus Ebola nel sangue. Entrambi sono risultati positivi. Si tratta del terzo caso di Ebola trattato in Spagna, ma i primi due riguardavano persone rimpatriate dall'Africa. L'infermiera, al contrario, è il primo paziente che contrae la malattia direttamente nel Paese e quindi in Europa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero