Per i dem un colpo di ramazza, ma a metà: tra gli ex ds si salvano solo Orfini e Campana

Per i dem un colpo di ramazza, ma a metà: tra gli ex ds si salvano solo Orfini e Campana
Un colpo di ramazza a metà. Il nuovo corso del Pd romano prova a lasciarsi alle spalle i «signori delle tessere» e i poteri marci e consociativi che tre anni fa...

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Un colpo di ramazza a metà. Il nuovo corso del Pd romano prova a lasciarsi alle spalle i «signori delle tessere» e i poteri marci e consociativi che tre anni fa l'hanno spinto nel baratro con l'inchiesta sul Mondo di mezzo. Ma la rivoluzione dem, liste per le politiche alla mano, si conferma una occasione mancata. Le scorie del vecchio correntismo e alcune personalità controverse sopravvivono anche nella nuova stagione. Come la deputata Micaela Campana, quella dei 39 non ricordo al processo Mondo di mezzo, amnesie che le hanno procurato un'indagine per falsa testimonianza. Alla fine lei, fedelissima del lombardo ministro Martina, si è salvata dall'epurazione annunciata. La de-comunistizzazione compiuta in grande stile a livello nazionale dal segretario Renzi, nella Capitale si è fermata prima del traguardo. Un indizio? I margini di manovra concessi comunque a Matteo Orfini, presidente del partito ma anche commissario del Pd romano nella controversa stagione che portò alle dimissioni di Ignazio Marino.


Se Marco Miccoli e Umberto Marroni - vecchi leaderini della sinistra e detentori degli affari di un Pd pieno di debiti e scosso dalle inchieste - si fanno e vengono fatti da parte, c'è chi appunto rimane. Anzi, viene premiato: è il caso di Claudio Mancini, capolista alla Camera a FrosinoneLatina, nonostante sia imputato per la vicenda dei rimborsi facili in Regione all'epoca della Polverini. Ma dove non è arrivata l'opportunità politica, ci ha pensato, appunto Orfini. E forse proprio per salvare i Turchi, non più tanto Giovani, alla fine sono rimaste fuori personalità e competenze più pesanti nel Pd. E ora anche i big rischiano: è il caso per esempio della gentiloniana Lorenza Bonaccorsi, in corsa nel collegio uninominale di Roma 3 e al proporzionale a Rieti-Viterbo (in posizione complicata). In questo caos dei dem romani la parola d'ordine è si salva chi può. Le sorprese non mancano. A Fabrizio Panecaldo, capogruppo uscente in Campidoglio, era stato promesso uno scranno alla Camera per la gestione del caso Marino (fu lui a guidare le truppe dal notaio) ma è rimasto a bocca asciutta: «Ritenta, sarai più fortunato». Tra i dem del Cupolone sta per iniziare la resa dei conti. Basterà aspettare il 5 marzo: la pattuglia parlamentare, nella migliore delle ipotesi, sarà dimezzata in linea con gli assetti nazionali. Per una ramazzata a metà?
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Il Messaggero