La cura per l'impotenza causa dolori atroci per 24 ore a un quarantenne: assolti due medici

La cura per l'impotenza causa dolori atroci per 24 ore a un quarantenne: assolti due medici
Non è stata colpa degli urologi se il loro assistito da eterno insoddisfatto si è ritrovato per quasi ventiquattrore ore sotto l'effetto di priapismo,...

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Non è stata colpa degli urologi se il loro assistito da eterno insoddisfatto si è ritrovato per quasi ventiquattrore ore sotto l'effetto di priapismo, accompagnato da dolori lancinanti. Sono stati assolti i due camici bianchi finiti a processo nel 2014 con l'accusa di lesioni per aver somministrato un farmaco che avrebbe dovuto dare una iniezione di fiducia a un quarantenne romano in difficoltà, e che invece lo aveva fatto precipitare in ore imbarazzanti e di intensa sofferenza.


La terapia miracolosa somministrata dai medici, infatti, aveva avuto sul paziente un effetto collaterale che, secondo il pm Attilio Pisani, non era stato illustrato. L'uomo aveva superato di colpo il problema di disfunzione erettile ritrovandosi con il problema opposto, tanto che nel cuore della notte era stato spinto ad abbandonare le braccia dell'amata per affidarsi ai medici del pronto soccorso, vicino casa.

Era stata una puntura di Prostaglandina E1 a trasformare il deficit sessuale in priapismo, e gli aveva procurato una erezione consecutiva di ventiquattro ore, accompagnata da nessun piacere e in compenso da dolori atroci che gli hanno lasciato indolenzita la parte per giorni.

Per il paziente anche il periodo di convalescenza era stato un incubo. Ed appena aveva avuto modo di ristabilirsi aveva denunciato i medici: due specialisti in andrologia e urologia, che lavorano presso uno studio privato della Capitale. Medici che secondo l'accusa dovevano essere condannati perché per «negligenza e imperizia non avevano correttamente e adeguatamente informato il paziente che il trattamento avrebbe potuto indurre un effetto così prolungato e doloroso». «Ha vinto la nostra linea difensiva - ha dichiarato soddisfatto l'avvocato Lillo Bruccoleri che assisteva uno dei due camici bianchi - Il giudizio del medico è libero e insindacabile. Lo prevede il codice deontologico. Può decidere in piena autonomia la cura e anche le modalità di informazione».

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Il Messaggero