Caso Consip, la procura fa ricorso contro la riabilitazione di Scafarto

Paolo Ielo
La Procura di Roma ha depositato oggi in Cassazione l'impugnazione alla decisione con cui il Tribunale del Riesame il 27 marzo scorso ha annullato l'interdizione dal...

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La Procura di Roma ha depositato oggi in Cassazione l'impugnazione alla decisione con cui il Tribunale del Riesame il 27 marzo scorso ha annullato l'interdizione dal servizio per un anno per il maggiore del carabinieri, Gianpaolo Scafarto, indagato nell'inchiesta Consip. Nel provvedimento davanti alla Suprema Corte il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi ribadiscono che a loro dire la condotta dell'ufficiale dell'Arma, indagato per depistaggio, rivelazione del segreto d'ufficio e falso, sia stata dolosa. Per il tribunale della Libertà, invece, quanto contestato a Scafarto dalla procura, nell'attività di indagine su Consip quando era al Noe, «non è una chiara dimostrazione del dolo» in quanto le «evidenze istruttorie - scrivono nelle motivazioni al provvedimento di annullamento - consegnano invece una realtà diversa che induce a propendere per l'errore involontario che l'esperienza giudiziaria permette di riscontrare quotidianamente nelle informative di pg».


Scafarto era stato raggiunto da un primo provvedimento di sospensione dal servizio per un anno il 12 dicembre poi annullato per un vizio formale. Il gip, prima di procedere con la misura, avrebbe dovuto infatti interrogare l'ex capitano del Noe e con lui il colonnello Alessandro Sessa, già vicecomandante del Noe e anch'egli coinvolto nell'indagine e destinatario del provvedimento. Il 25 gennaio il nuovo provvedimento, che non ha riguardato Sessa in quanto già da alcune settimane si è autosospeso dal servizio. L'accusa di depistaggio si riferisce all'eliminazione delle comunicazioni intercorse tra i due, tramite whatsapp, al fine - secondo l'accusa - di sviare le indagini della procura sulla fuga di notizie che consentì ai vertici di Consip di apprendere dell'esistenza di un'inchiesta da parte della magistratura napoletana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero