Dopo due mesi di aspro scontro istituzionale e di proteste di massa, il parlamento sudcoreano ha approvato il via libera all'impeachment della presidente Park Geun-hye grazie...
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La votazione a scrutinio segreto ha dato un esito chiaro: 56 no e 234 sì, oltre il quorum richiesto dei due terzi, pari a 200 sui 300 voti totali. Ai 172 delle forze d'opposizione (Partito Democratico, Peoplès Party, Justice Party e indipendenti), se ne sono aggiunti 62, più dei 40 dissidenti del Saenuri pronti a sostenere la mozione. Le migliaia di persone riunitesi fuori dal parlamento hanno accolto con un boato l'impeachment, prima di dare il via ad autentici caroselli per le vie di Seul, malgrado il vento freddo e le rigide temperature invernali.
Per la seconda volta il parlamento ha messo in stato d'accusa un presidente nella giovane storia della democrazia sudcoreana: nel 2004 toccò a Roh Moo-hyun, nel mirino per incompetenza e violazioni della legge elettorale. Fu reintegrato due mesi dopo nelle funzioni dalla decisione della Corte costituzionale con le proteste di massa a suo favore. Roh, continuatore della politica della «Sunshine policy» verso la Corea del Nord, completò il mandato a inizio 2008, suicidandosi l'anno successivo per una indagine di corruzione che coinvolse la sua famiglia.
Appreso il verdetto, Park ha rinnovato le scuse al Paese per i problemi causati e nell'ultima riunione dell'esecutivo ha chiesto ai ministri di «minimizzare il più possibile» il vuoto di governo e l'impatto sulla popolazione. Il premier Hwang, con i poteri ad interim, ha riunito d'urgenza il gabinetto e subito dopo ha tenuto un discorso alla Nazione in cui ha assicurato che «sotto tutte le circostanze terremo la stabilità del Paese» e chiamato all'unità e alla coesione. «Tutti i servitori dello Stato - ha aggiunto - devono fare il massimo per evitare vuoti nelle aree della diplomazia, della sicurezza e dell'economia». La Corte costituzionale ha fino a 180 giorni per istruire il caso e decidere tra colpevolezza o reintegro di Park, la prima donna a conquistare la carica istituzionale più alta.
Le elezioni potrebbero teneri tra giugno e luglio, nel caso di colpevolezza, mentre entro 60 giorni nel caso di dimissioni volontarie.
Il Messaggero