Kim Jong-un lancia un invito a Donald Trump: vediamoci entro maggio e parliamo di denuclearizzazione. Il presidente americano accetta, aprendo così una fase di dialogo...
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Kim, in una lettera recapitata a mano a Trump da una delegazione sud coreana, si impegna a fermare i test nucleari e missilistici e sedersi al tavolo per parlare direttamente per la prima volta in decenni. Le modalità dell'incontro sono tutte ancora da definire, precisa la Casa Bianca. L'annuncio dell'incontro arriva a sorpresa, in una giornata dominata dai dazi sull'acciaio e l'alluminio. E su Twitter, Trump commenta: «Sono pronto a incontrare Kim, ma le sanzioni contro Pyongyang resteranno fino a che il regime non deciderà di denuclearizzare».
Il responsabile per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Chung Eui-yong, appare alla Casa Bianca verso le sette di sera, dopo aver riferito al presidente americano dell'incontro con il leader nord coreano.
Dicendosi ottimista per una soluzione pacifica della crisi nella penisola, Chung ha lodato l'amministrazione americana: «Ho spiegato al presidente che la sua leadership e la sua pressione politica, insieme con la solidarietà internazionale, ci hanno portato a questo punto», aggiunge Chung, assicurando che la campagna di pressing su Pyongyang «continuerà fino a che la Corea del Nord non farà seguire azioni alle parole».
Il possibile incontro in via di definizione segue mesi di braccio di ferro e di insulti reciproci fra i due leader, con Trump che ha chiamato 'Rocket Man' Kim, che dal canto suo non ha mai risparmiato critiche a presidente Usa, sfidandolo soprattutto con i suoi test nucleari e missilistici. L'incontro è un passo importante nella politica estera americana, visto che Usa e Corea del Nord sono nemici da 70 anni.
Loda l'incontro l'ambasciatore nord coreano all'Onu, Pak Song II: «L'invito - dice - mostra il grande coraggio del nostro Leader Supremo. Gli Stati Uniti - aggiunge - dovrebbero sapere e capire la nostra posizione, e contribuire alla pace e alla sicurezza della penisola coreana».
Le opzioni ragionevoli per ospitare l'incontro, secondo fonti diplomatiche consultate dall'Ansa, potrebbero essere tre: Corea del Sud, Svizzera o Scandinavia. La prima, in particolare, vedrebbe come garante il presidente Moon Jae-in, di sicuro il vero vincitore del disgelo intercoreano. Tuttavia, sarebbe Trump pronto a sostenere - anche dal punto di vista d'immagine - un lungo viaggio per vedere le carte di Kim sulla denuclearizzazione, magari al villaggio di confine di Panmunjom? La seconda opzione vede Ginevra e la sede dell'Onu come sito naturale. Tra Svezia e Norvegia, la Scandinavia è un luogo consolidato di incontri informali tra funzionari Usa in servizio o ex con le controparti nordcoreane. Stoccolma ha un'ambasciata a Pyongyang e un ruolo storico di mediazione dai tempi del conflitto coreano. Di suo, la Svizzera è disponibile, fa sapere il Dipartimento elvetico degli affari esteri citato dall'agenzia di stampa svizzera Ats, spiegando comunque che spetta alle parti decidere se, quando e dove intendono condurre i colloqui. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero