«Giuseppe Conte non chiese alcun compenso professionale, fece tutto pro bono per aiutare la nostra famiglia. E la sua vicinanza alla nostra causa fu di natura solidaristica:...
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«Il professor Conte - ha aggiunto De Barros parlando all'agenzia Adnkronos Salute - lo avevamo conosciuto all'indomani del ricorso al tribunale di Firenze, che non andò bene, attraverso amicizie comuni. Il suo intento è stato quello di fare in modo che Sofia riuscisse a ottenere quello che le era stato negato: ricordo che mia figlia, che è venuta a mancare a dicembre, era affetta da una malattia senza speranza di cura». De Barros precisa anche che Conte «non è fra i firmatari del comitato Voa Voa», che comunque «ha come intento quello di aiutare famiglie come la nostra e in nessuna parte sostiene il metodo Stamina».
«Uno dei cardini su cui Conte imperniò la sua difesa - prosegue il papà di Sofia - fu proprio l'assenza di cure
alternative. Ma non ci sono argomenti utili ad affermare che lui supportava Stamina: la sua fu solidarietà verso la causa di una bambina con una patologia rara che non aveva soluzioni alternative. Il suo coinvolgimento con noi come famiglia è stata l'unica sua vera leva, non la volontà di partecipare a una crociata a favore di Stamina».
«Anche il comitato Voa Voa - conclude - ha messo nero su bianco la natura del nostro sforzo, e comunque Giuseppe Conte non è fra i suoi componenti. Personalmente penso si stia mettendo in atto una strumentalizzazione a regola d'arte e con Giuseppe ci siamo anche sentiti per inorridire insieme di questo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero