Luigi Marroni getta la spugna. Dopo le dimissioni del presidente Luigi Ferrara e del consigliere Marialaura Ferrigno, anche l'Ad di Consip lascia: «Con l'assemblea...
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E così, prima di lasciare, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. È stato scaricato per le accuse al ministro Lotti? «Non mi fate dire - ha risposto ai cronisti dopo aver incontrato il presidente dell'Anac Raffaele Cantone - Io ho tenuto una linea di dichiarazioni. Sono stato interrogato due volte dai magistrati e ho detto quello che dovevo». Ma ha parlato con Padoan? C'erano le condizioni politiche per andare avanti? «Chiedetelo all'azionista, non a me. Io sto concludendo il mio lavoro di servitore di questa istituzione e vorrei tenere questo atteggiamento fino in fondo». È dunque un addio «amaro» come lui stesso lo definisce, quello di Marroni. «Gli addii fanno parte del lavoro di chi gestisce grandi aziende complesse. Ci sono dei cicli e il mio ciclo è arrivato a conclusione». Spetterà all'inchiesta della procura di Roma capire se sulla fine del ciclo possano aver pesato, e in che modo, le accuse all'entourage più stretto dell'ex premier Matteo Renzi. Nell'audizione fiume dello scorso 9 giugno davanti ai pm romani, Marroni ha in sostanza confermato quel che mise a verbale nel dicembre 2016. Vale a dire che furono il ministro dello Sport Luca Lotti, il generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, Filippo Vannoni, il presidente di Publiacqua, municipalizzata di Firenze, e lo stesso Ferrara (che a sua volta gli disse di averlo saputo dal comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette) a rivelargli la presenza delle miscrospie del Noe nel suo ufficio, azzoppando di fatto l'indagine sui giochi di potere che si stavano celebrando attorno al mega apparto da 2,7 miliardi dell'Fm4, il facility management.
Accuse sempre respinte dai diretti interessati.
Il Messaggero