Un bis atroce. Nella notte di Parigi diventata improvvisamente plumbea stiamo assistendo al salto di qualità del terrorismo jihadista tanto temuto dalle intelligence occidentali,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dentro l’Islam è in corso una cruenta guerra per l’egemonia, in una sanguinosa rincorsa a piazzarsi come i campioni del jihad rispetto alle nuove platee di giovani islamici in cerca di un’identità e di un ruolo nel nuovo mondo globalizzato, dove tali identità stridono e frizionano. Questa lotta per l’egemonia purtroppo vede da tempo fuori gioco i riformisti, a cui l’occidente non ha teso non diciamo una mano ma nemmeno un mignolo, nel momento delle cosiddette “primavere arabe”. Persa quell’occasione di ridisegnare un nuovo ordine regionale, tale brutale gara è passata a giocarsi nella galassia del jihadismo, che dopo un iniziale stop dovuto al protagonismo dei popoli arabi nel 2011, ha potuto reinstallarsi al comando della corsa.
Così stiamo assistendo alla “rottamazione” di Al Qaeda da parte della sua mutazione genetica costituita dall’Isis. L’Isis, che costituisce la vera sfida di fronte a noi e che per questo non sappiamo ancora codificare – ed anche per questo assistiamo alla pantomima di un finto intervento in Siria da parte di una coalizione dove ad intervenire sono solo gli Usa e ora anche la Russia, ma senza una focalizzazione su obiettivi intermedi o finali – conduce una efficace strategia bifronte: concentrare i suoi reali sforzi nel controllo di un territorio che si sta facendo Stato, mentre al contempo induce emuli che non vogliono diventare foreign fighter in loco, a portare disordine e scompiglio nel campo avversario.
Fondandosi al momento non tanto su un’organizzazione estera, quanto su un franchising del terrore senza guida esattamente come avviene per l’Intifada dei coltelli ancora in atto. L’accoltellamento di Milano è probabilmente parte di questo clima, che tende a diventare uno Zeitgeist. Di fronte a questa efficace strategia, che drena consenso tra le giovani leve, Al Qaeda risponde con la sua classica strategia che mira al nemico esterno (gli infedeli) più che agli apostati (nemico interno) che sono ancora l’obiettivo dell’Isis: Charlie Hebdo era frutto di una risposta di Al Qaeda a questa offensiva egemonica dell’Isis.
È probabile che anche i fatti di Parigi siano frutto della stessa matrice.
Il Messaggero