Enzo Moavero Milanesi sbarca alla Farnesina in una fase delicatissima per l'Italia. Un europeista come lui alla guida della diplomazia, quasi un 'intrusò nel nuovo...
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Il suo nome era stato incasellato sia nel primo tentativo di governo M5S-Lega che nell'esecutivo tecnico di Cottarelli proprio agli Affari europei, ma alla fine gli equilibrismi tra le indicazioni dei partiti e i paletti del Quirinale lo hanno portato al ministero degli Esteri. Capo di gabinetto dei commissari europei Filippo Maria Pandolfi e Mario Monti a Bruxelles e consigliere a Palazzo Chigi di Amato e Ciampi nel 1992-1994, Moavero è un esperto di mercato e concorrenza, con una vita trascorsa tra Roma e Bruxelles, dedicata all'Europa e al diritto internazionale. Anche negli ultimi anni non ha smesso di lavorare per il governo: nel 2017 è stato chiamato da Gentiloni a svolgere il ruolo di consigliere di Palazzo Chigi per la promozione di Milano come sede dell'Ema. 64 anni, sposato e padre di tre figli, Moavero all'inizio della carriera è a Yale, dopo la laurea in legge alla Sapienza nel 1977.
Poi la specializzazione al College de France di Bruges in diritto comunitario e quella in diritto internazionale alla University of Texas di Dallas. Nel 1993, a meno di 30 anni, approda come funzionario alla direzione generale della Concorrenza della commissione dell'allora CE. Nel 1995 l'incontro con Monti: il commissario per il Mercato interno, appena nominato, lo chiama a capo del suo gabinetto. Per poi portarlo con sé anche quando assume la guida della Concorrenza. Nel 2002 Moavero viene nominato segretario generale aggiunto della Commissione. Dal 2005 al 2006 è direttore generale dell'Ufficio dei consiglieri per le politiche europee della Commissione, per poi giurare a Lussemburgo come giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia Ue. I Moavero discendono dai Bocconi. Ovvero da quella famiglia che, partendo da Cavenago, fondò a Milano prima la Rinascente e poi l'omonima Università. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero