Come mai il cordoglio unanime e - almeno così sembra - sinceramente commosso da parte di tutti i politici per Gianroberto Casaleggio? Perché l’onore delle armi...
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Ora che Casaleggio non c'è più, la novità - anche ambigua - che rappresentava è più facile da riconoscere da parte degli altri attori della politica. I quali finora lo avevano considerato un corpo estraneo e adesso sembrano osservarlo, da qui la corsa all'omaggio postumo, in una luce che tiene conto delle innovazioni da lui introdotte nella comunicazione e nella pratica politica. Casaleggio ha portato il suo movimento in Parlamento e lo ha istituzionalizzato, e questo non può che essere - per esempio agli occhi sensibilissimi del presidente Mattarella - una delle positività di questo manager-leader tanto singolare e controverso. I capi di partito soltanto ora possono riconoscere in lui ciò che loro, in molti casi, non riescono ad essere. Capaci di connettersi con una società che è cambiata. Piacerebbe anche a loro essere titolari, come era lui, di una forza politica che coniuga il massimo della retorica iper democraticista (l"uno vale uno", è il celebre slogan sbandierato e disatteso da Casaleggio) e il massimo del verticismo, senza che il secondo ingrediente appaia per quello che è: ossia preponderante sul mito della democrazia diretta e dell'orizzontalità egualitaria di tutte le scelte. Che Casaleggio prendeva e imponeva più di chiunque altro. Perciò, forse, i vari capi partito lo hanno sempre invidiato un po’.
E di sicuro in queste ore stanno valutando, in maniera più libera da esigenze propagandistiche, l'intuizione di questo personaggio: ossia che Internet rende possibile una nuova forma di marketing politico collegato al malumore popolare (e ha prodotto pure guadagni). Anche per questo Berlusconi ha sempre detto che lo trovava una figura inquietante ma interessante. L'uso del populismo e della polemica anti-casta, che è stato di Casaleggio e fu del Renzi degli esordi, ora che il guru 5 stelle non c'è più e che l'altro è in qualche difficoltà comunicativa, chissà che non sia più facile da rispolverare da parte del premier. Nell'omaggio all'avversario caduto in battaglia, c'è il riconoscimento che anche senza essere mai stato premier o ministro o deputato, senza mai aver fatto passare una riforma, senza essere conosciuto nel Paese - infatti ieri alla camera ardente non c'era una grande folla - Casaleggio non è stato soltanto l'utopista alla continua ricerca di una improbabile rigenerazione universale. Ma anche un contestatore del contesto capace di insistere su onestà e trasparenza (quest'ultima personalmente rivelatasi più problematica dell'altra) che sono valori largamente richiesti dalla pubblica opinione. Ora che non c'è più, tutti omaggiano Casaleggio anche per riprendersi quel che lui ha tolto loro. Ai leghisti il guru pentastellato ha in parte sottratto, da imprenditore, l'attenzione che ai tempi di Bossi era anche fisica per i piccoli imprenditori.
Che spesso hanno cercato in Casaleggio, molto più che in Grillo, un interlocutore.
Il Messaggero