Essere scampata alle stragi di Bruxelles, sfiorando la morte e la distruzione dei suoi sogni mentre i calcinacci le crollavano intorno, le ha cambiato la visione della vita...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Quando le esplosioni provocate dagli attentatori dell'Isis hanno cominciato a devastare il terminal dell'aeroporto di Bruxelles, Sneha Mehta, 28 anni, e il marito Sameep erano appena atterrati dopo un viaggio a Dubai. Mentre i detriti del soffitto cadevano su di loro, hanno cominciato a correre verso l'area del parcheggio, sono riusciti a fermare un taxi e sono corsi in ospedale per controllare che il bimbo di appena 16 settimane che Sneha portava in grembo non avesse subito ripercussioni.
Mentre fuggivano terrorizzati, per una frazione di secondo la ragazza ha pensato che lei, il marito e il piccolo sarebbero morti sotto l'attacco terroristico. Ma poi, correndo all'impazzata in mezzo al fumo e ai calcinacci che cadevano, ha "sentito" all'improvviso che la sua esistenza non sarebbe finita lì: ha avuto la certezza che quella fuga per la vita era una fuga vincente e che lei, il bimbo, il marito, ce l'avrebbero fatta. Una volta arrivati all'ospedale Sint-Augustinus, l'ecografia ha confermato che il piccolo era ancora sano e al sicuro. «Io non sapevo assolutamente quale direzione prendere mentre fuggivo - ha detto Sneha alla Cnn - È stato un evento tragico e sfortunato, ma io credo ancora che il mondo sia in gran parte bellissimo».
Ora Sneha ha scritto una lettera dedicata a suo figlio che, quando avrà 16 anni, leggerà le parole della mamma. «Non importa dove l'umanità è oggi - scrive tra le altre cose la ragazza - voglio solo dirti che la vita è una cosa meravigliosa e che il mondo è davvero pieno di persone straordinarie. Non hai dato a mamma e papà solo la fede e la ragione per vivere, ma anche una lucidità e una prontezza di spirito mai provate. Mi sono sentita viva come mai prima e sapevo che dovevo proteggerti, quindi sono rimasta calma, composta, pienamente consapevole che noi saremmo sopravvissuti. Quando abbiamo raggiunto l'ospedale Sint-Augustinus e ti abbiamo visto nell'ecografia, inconsapevole mentre ti succhiavi il pollice, mentre facevi le tue acrobazie, tutta la diffidenza, l'odio e l'angoscia per l'attentato terroristico si sono volatilizzate. Spero con tutto il cuore che tu nasca in un mondo migliore, e se non sarà così, allora spero che tu faccia del tuo meglio per renderlo tale. Tu sei assolutamente prezioso per noi, e già oggi sei stato un eroe. Penso che il mondo abbia inviato tanto amore e speranza sulla tua strada, tu nella vita dovrai ricambiare tanta bontà». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero