Città del Vaticano Chissà se Alexis Tsipras ha mai trovato il tempo per leggersi il libricino che gli regalò Papa Francesco l’anno scorso, al termine dell’udienza privata...
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In questi mesi Bergoglio ha seguito da vicino le vicende greche. A febbraio, aveva ricevuto i vescovi greci in visita ad limina. I prelati avevano raccontato della difficoltà della gente e dei motivi che avevano spinto i greci a votare Syriza. Un voto di rabbia e disperazione che probabilmente, dissero, avrebbe complicato le cose. La sola via di uscita, avevano detto, è quella di trovare un altro modo per creare investimenti e posti di lavoro, perché allo stato attuale si raccolgono soltanto i soldi per pagare i debiti. Papa Bergoglio sa bene che cosa significa per un Paese andare in default. Ne fu testimone da arcivescovo, quando era a Buenos Aires. La sua speranza ora è che sia le scelte tecniche, che quelle politiche, possano mettere al centro il bene comune. Papa Francesco resta vicino al popolo greco, e soprattutto alle famiglie colpite dalla crisi, augurandosi che le trattative e le decisioni mettano al primo posto la difesa della dignità della persona umana.
In una dichiarazione affidata al portavoce padre Lombardi, ha espresso solidarietà ai greci ma senza sbilanciarsi troppo a favore o contro l’euro, per non entrare a gamba tesa nel clima referendario.
«Le notizie provenienti dalla Grecia preoccupano per la situazione economica e sociale del Paese. La dignità della persona umana deve rimanere al centro di ogni dibattito politico e tecnico, così come nell'assunzione di scelte responsabili».
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Il Messaggero