Bandiera del Reich in caserma carabinieri Toscana, avviata un'indagine

Foto ilsitodifirenze.it
È occupata da un giovane militare del 6ø Battaglione Carabiniere 'Toscanà», la camera dove è stato esposto un vessillo rappresentante la...

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È occupata da un giovane militare del 6ø Battaglione Carabiniere 'Toscanà», la camera dove è stato esposto un vessillo rappresentante la bandiera «in uso alle forze armate Prussiane» oltre ad «altre immagini» all'interno di un locale della caserma Baldissera di Firenze. È quanto precisa una nota diffusa dal Comando del Battaglione 'Toscanà in relazione al video postato su un sito fiorentino. La vicenda, precisa una nota firmata dal tenente colonnello Alessandro Parisi, «è stata immediatamente oggetto di accertamenti da parte della scala gerarchica - che ha già informato l'autorità giudiziaria militare - avviando l'esame della posizione disciplinare dell'interessato, per il grave comportamento posto in essere»


«Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare, ma c'è un problema disciplinare e un grande problema culturale», ha detto al Giornale Radio Rai il procuratore militare Marco De Paolis, che ha già avviato un'indagine sulla vicenda della bandiera neonazista esposta in una stanza di una caserma di Firenze. «Al momento, sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto, non c'è nulla che faccia pensare alla violazione di una norma penale militare. Però ho dato disposizioni affinché si verifichi se invece vi siano gli estremi per configurare un qualche reato», ha detto De Paolis a RaiRadiouno.

«La norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il nazismo vale per i civili e non specificamente per i militari», spiega ancora De Paolis, per il quale dunque il militare di Firenze potrebbe essere indagato dalla procura ordinaria ma non da quella militare. «Penso che sia più un grande problema di natura disciplinare e culturale», dice il procuratore che aggiunge: «la questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi».
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Il Messaggero