Nei decenni è stato indicato come il «paese dei sequestri di persona», poi come quello della faida che ha provocato decine di morti e culminata con la strage di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Questo non è il paese del baciamano, il problema è la mancanza di lavoro. Ma tanto San Luca è sempre il male», dicono a denti stretti alcuni paesani. Ma fuori gli aggettivi negativi per indicare il gesto si sprecano: imbarazzante, indegno, bruttissimo. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini la definisce una scena «imbarazzante, perché poi purtroppo quella è l'immagine di una certa Italia che gira nel mondo e non è l'immagine vera della Calabria e della Sicilia che io conosco». Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho bolla il gesto come «ignobile», ma sottolineando che non si è trattato «certo né di condivisione né tantomeno di debolezza dello Stato che anzi ha dato una straordinaria dimostrazione di forza». Più che sul baciamano, il magistrato che guida la Dda che tanti latitanti ha assicurato alla giustizia, sposta l'attenzione su un'altra scena, quella dei carabinieri che esultano al rientro in caserma. «I carabinieri che si abbracciano felici come bambini - dice - sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante».
Uomini e donne che non si sono risparmiati, lavorando 24 ore ininterrottamente pur di raggiungere l'obiettivo. E se Giorgi è riuscito ad avvicinare il gruppetto di persone che lo attendeva fuori casa, spiega de Raho, è solo perché i militari si sono trovati ad operare in spazi ristretti ed in una realtà in cui bisogna fare attenzione a tutti coloro che stanno nei paraggi perché «conosciamo bene la forza militare della 'ndrangheta. L'importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto».
Colpito dal baciamano si è detto il vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva, che proprio ieri ha annunciato di avere indetto «una giornata diocesana di preghiera per la conversione dei mafiosi». «Purtroppo - dice - è sintomo di una mentalità di ossequio al mafioso di turno che sta ad esprimere l'atavica suggestione psicologica della gente verso queste persone».
Persone, dice senza tentennamenti il referente di Libera don Pino Demasi, che «non sono da rispettare ma da disprezzare».
Il Messaggero