L’allarme degli 007/ Jihad più povera può colpire con i lupi solitari

L’allarme degli 007/ Jihad più povera può colpire con i lupi solitari
L’arresto dell’imam di Foggia, e la cattura di un giovane militante dell’Isis a Torino, inducono alla preoccupazione. Le persone si chiedono che cosa sta...

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L’arresto dell’imam di Foggia, e la cattura di un giovane militante dell’Isis a Torino, inducono alla preoccupazione. Le persone si chiedono che cosa sta accadendo e che cosa potrebbe accadere. Ciò che sta accadendo in Europa è facile da descrivere: l’Isis è entrato nell’era dei lupi solitari. Dopo avere perso le sue roccaforti in Siria e in Iraq, è tornato a essere un’organizzazione clandestina come al Qaeda. I capi dell’Isis sono impegnati a nascondersi per non essere uccisi dalle forze dell’antiterrorismo. Non hanno più i pozzi di petrolio e i campi di addestramento, di cui disponevano ai tempi della strage di Parigi del 13 novembre 2015. 


Data la situazione in cui si trovano, non possono investire le loro poche risorse per pianificare attentati in grande stile contro le città occidentali e non possono assicurare l’addestramento e gli stipendi di un tempo. E così hanno deciso di lasciare carta bianca ai loro simpatizzanti. L’analisi comparata delle stragi jihadiste nelle città occidentali non lascia dubbi: gli attentati vengono condotti da individui isolati o da cellule autonome che non sono in contatto con i capi dell’Isis. 

Questo fenomeno si è già verificato con al Qaeda in passato. Dopo l’attentato contro le Torri Gemelle, Bin Laden e i suoi colonnelli, aggrediti dagli Stati Uniti, dovettero investire il loro tempo a salvarsi la pelle e procurarsi il necessario per sopravvivere. E, infatti, non organizzarono nessun attentato contro le città occidentali, lasciando piena autonomia ai loro simpatizzanti. 

L’Isis è passato da una fase offensiva a una fase difensiva. Nella fase offensiva, le organizzazioni jihadiste spendono i loro soldi; nella fase difensiva, invece, li risparmiano. Il terrorismo che colpì Parigi il 13 novembre 2015 è un terrorismo ricco; quello che ha colpito Carcassone e Trébes la settimana scorsa è un terrorismo povero. Il problema è che il terrorismo povero ricorre a qualunque mezzo pur di colpire i “nemici”.

Nella fase dell’apogeo, l’Isis non avrebbe mai fatto ricorso ai barconi degli immigrati per far viaggiare un suo militante verso l’Italia. Dopo averlo addestrato e stipendiato, non avrebbe rischiato di farlo annegare in mare o magari di farlo intercettare dalla guardia costiera. Oggi, purtroppo, non può essere scartata l’ipotesi che venga incoraggiata questa via. Il terrorismo povero ricorre a tutti i mezzi proprio perché si affida alla creatività degli attentatori. 

A volte è goffo e inefficace; altre volte è ingegnoso e letale. Nessuna organizzazione terroristica, essendo ricca, opera per diventare povera. L’impoverimento è una condizione che l’Isis ha subito e questa è una buona notizia perché dimostra che i governi europei hanno lavorato bene. La cattiva notizia è che questo processo di impoverimento rischia di ripercuotersi sull’Italia. 

Fino a quando gli attentati erano progettati dai vertici dell’Isis, l’Italia rischiava poco. La logica dei capi dell’Isis è sempre stata quella di colpire i Paesi europei impegnati nei bombardamenti contro le roccaforti jihadiste in Siria e in Iraq e l’Italia non era tra questi. 

Il problema è che i lupi solitari colpiscono dove possono. Essendo poveri, non hanno le risorse per spostarsi da Roma a New York. Colpiscono anche in piccoli centri o in luoghi privi di significati simbolici. Il terrorismo povero non colpisce in base a ragionamenti o distinzioni geopolitiche. È un lusso che non può permettersi. Deve raccattare tutto: piccoli criminali, sbandati, consumatori di droga e immigrati che versano in condizioni disperate. 

Ecco perché nell’era dei lupi solitari i pericoli per l’Italia sono più grandi. I fatti lo dimostrano. Il 18 agosto 2017, la Finlandia ha subito l’attentato di un marocchino, la cui richiesta d’asilo era stata respinta, nella città di Turku. Se la Finlandia subisce l’attentato di un militante dell’Isis, vuol dire che l’Isis ha smesso di ragionare politicamente. È chiaro che potrebbe capitare anche all’Italia. L’era dei lupi solitari rappresenta una forma di impazzimento del terrorismo jihadista. L’Isis è più debole, ma l’Italia è più esposta. 

aorsini@luiss.it
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Il Messaggero