Alessandro, in vacanza a Barcellona: «Mi ha salvato il mio amico spingendomi via dal furgone»

Roberto Silvani e Alessandro Cola nell'atrio dell'ufficio turistico di Barcellona, dove si erano rifugiati
Quasi tre ore dentro l'ufficio turistico di Barcellona, insieme ad altre duecento persone di tutte le nazionalità: “E tante famiglie, bambini piccoli che...

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Quasi tre ore dentro l'ufficio turistico di Barcellona, insieme ad altre duecento persone di tutte le nazionalità: “E tante famiglie, bambini piccoli che piangevano, le serrande e le vetrine chiuse, l'ansia”. Così Alessandro Cola e Roberto Silvani, due amici 30enni viterbesi, hanno vissuto il pomeriggio di terrore che ha stravolto la capitale della Catalogna. E che, almeno per loro, sarebbe potuto andare addirittura peggio: “Camminavamo sulla Rambla – racconta Alessandro, buon giocatore di poker che era in città per un torneo di Texas Hold'em -, in un pomeriggio dedicato allo shopping dopo aver fatto tardi l'altra sera, appena arrivati. Poi abbiamo visto la gente che saltavca e correva, e che gridava 'attentato'. E questo furgone bianco che è spuntato a velocità sostenuta nel bel mezzo della via, nel settore riservato ai pedoni. Io ho impiegato un po' di tempo per reagire – dice Alessandro, che a Viterbo gestisce un'avviata agenzia di scommesse - E' stato Roberto ad accorgersi del pericolo, e a spingermi via dalla traiettoria del mezzo. Una spinta provvidenziale, visto che la ragazza che camminava accanto a me è stata investita”.


Il terrore chiama terrore, e crea scompiglio. Nel caos i due amici si perdono di vista, scavalcano i feriti, prendono direzioni diverse. “Ci siamo ritrovati venti minuti dopo dentro l'ufficio turistico, con altre duecento persone, una quindicina di italiani, cinesi, gente di tutto il mondo – riprende Alessandro – Dopo un'ora, qualcuno ha iniziato ad uscire con cautela, ma poco dopo ci è stato detto di rimanere dentro, perché il terrorista, o i terroristi, erano asserragliati a meno di duecento metri da noi, in un ristorante turco”. Intorno alle sette e mezzo di sera, il via libera definitiva, tutti in fila per lasciare il rifugio, mentre gli elicotteri sorvegliavano la zona dall'alto: “Avevamo programmato di tornare a fine mese – dice Alessandro – Abbiamo auto e albergo pagati, e c'è il torneo. Ma non so cosa decideremo di fare. Di certo, quello che abbiamo passato oggi sarà difficile da dimenticare, anche se sono sicuro che da domani e per qualche giorno Barcellona sarà la città più sicura del mondo. Lo dicono le probabilità”. Probabilità che per un giocatore di poker valgono più di ogni cosa, insieme alla fortuna. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero