«E’ una tratta in piena regola»: i testimoni chiave dell’inchiesta sulla Ong Jugend Rettet, parlano al telefono tra di loro e non sanno di essere...
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IL SOCCORSO “PILOTATO”
L’indagine dello Sco e della Squadra mobile conferma il legame inequivocabile tra i mercanti di uomini e l’equipaggio. Ma a dare la svolta all’inchiesta è la presenza di “un agente infiltrato” a bordo della nave Vos Hestia di Save the children. L’investigatore vede con i propri occhi quanto accade il 18 giugno scorso. Scrive il gip Emanuele Cersosimo: «La motonave Iuventa è in zona Sar (Search and rescue), tra le 12 e le 20 miglia dalle acque territoriali libiche, di fronte alla città di Zwuara. Sono le 6,15 del mattino. Nello stesso spazio di acque si trovano tre barconi di legno con migranti a bordo partiti dalla Libia, una motovedetta della Guardia costiera libica, un barchino con alcuni trafficanti. All’inizio dell’attività di osservazione - continua il provvedimento - l’undercover vede che la motovedetta della Guardia costiera libica e il barchino dei presunti trafficanti si allontanano dallo scenario, dirigendosi verso le coste». Comincia l’attività di salvataggio. Una di queste imbarcazioni piena di disperati è contrassegnata con le lettere KK di colore rosso. Alle 7,53 i gommoni di supporto della Iuventa hanno terminato le operazioni, ma invece di tornare verso la nave, si avvicinano ai 2-3 barconi in legno ormai vuoti. «Vengono legati tra loro con una cima - evidenzia ancora il gip - e gli stessi operatori della Iuventa li trainano verso le coste libiche lasciandoli poi alla deriva».
IL RENDEZ VOUS
I barchini dei trafficanti sono poco distanti e li recuperano. Anzi - è specificato nel decreto - «il menzionato natante viene nuovamente utilizzato il 26 giugno scorso per un altro fenomeno migratorio».
L’episodio è già di per sé considerato illegale, perché - viene specificato - questi mezzi «vanno resi inutilizzabili per evitarne il reimpiego». «Nella circostanza - è la considerazione del giudice - dalla posizione a poppa della Vos Hestia è stato osservato un vero e proprio rendez vous tra gli operatori della Iuventa e i presunti trafficanti». Il 26 giugno scorso, la storia si ripete: la motonave entra in azione, e poi chiede di passare il carico alla Vos Hestia. La loro barca non ce la farebbe a compiere viaggi lunghi e infatti non hanno mai portato direttamente i migranti in Italia. Anche questa volta è presente la Guardia costiera libica che - sottolinea Cersosimo - «ha assistito passivamente senza mai intervenire per procedere all’identificazione e al controllo delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti durante le successive fasi di rientro. Scelta incomprensibile se non nell’ottica di una situazione di grave collusione tra singole unità della Guardia Costiera e i trafficanti di esseri umani».
A parlare delle irregolarità della motonave della Ong Jugend Rettet sono stati gli operatori della “Imi security service”, che erano a bordo della Vos Hestia, Lucio Montanino e Pietro Gallo. I due sono stati anche intercettati, per verificare se i racconti fossero veri. E dalle conversazioni è emerso un mondo del volontariato non soltanto fatto di umanità, ma anche tanto di interesse. «Questo traffico di migranti - dicono - è finanziato da grandi poteri internazionali». E un altro di loro, Ricci, aggiunge: «Ne ho viste di cose strane. Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto. Uno che fa il volontario e che si piglia 10000 euro, mi sembra. Questo è il punto, c’è troppo potere economico dietro, e anche politico. Prendi il Moas - continua il dialogo intercettato - quelli erano banditi del mare non erano soccorritori del mare, eh? Hanno fatto più morti loro». Gallo replica: «C’è agli atti, si chiedono, ma come mai questi qua hanno portato tutti sti morti, possibile tutti loro hanno trovato i morti per mare? Capito? Irregolarità, soltanto irregolarità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero