Nave Ong tedesca sequestrata, l’accusa: «Restituiva i gommoni ai trafficanti»

Nave Ong tedesca sequestrata, l’accusa: «Restituiva i gommoni ai trafficanti»
di Cristiana Mangani
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Giovedì 3 Agosto 2017, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 15:46

«E’ una tratta in piena regola»: i testimoni chiave dell’inchiesta sulla Ong Jugend Rettet, parlano al telefono tra di loro e non sanno di essere ascoltati. E quello che dicono non fa che confermare quanto già emerso dalle indagini, e cioè che il comportamento di questa organizzazione non governativa che solca il Mediterraneo a bordo della Iuventa, un vecchio barcone che batte bandiera olandese ma fa capo alla Germania, agevola i trafficanti. La definizione della loro attività è spiegata nelle 148 pagine di decreto di sequestro preventivo, con il quale il gip di Trapani ha fermato l’imbarcazione. Dentro ci sono complicità nette con gli scafisti, ma anche particolari sulla Guardia costiera libica che rendono non del tutto trasparente la collaborazione con l’Italia.

IL SOCCORSO “PILOTATO” 
L’indagine dello Sco e della Squadra mobile conferma il legame inequivocabile tra i mercanti di uomini e l’equipaggio. Ma a dare la svolta all’inchiesta è la presenza di “un agente infiltrato” a bordo della nave Vos Hestia di Save the children. L’investigatore vede con i propri occhi quanto accade il 18 giugno scorso. Scrive il gip Emanuele Cersosimo: «La motonave Iuventa è in zona Sar (Search and rescue), tra le 12 e le 20 miglia dalle acque territoriali libiche, di fronte alla città di Zwuara. Sono le 6,15 del mattino. Nello stesso spazio di acque si trovano tre barconi di legno con migranti a bordo partiti dalla Libia, una motovedetta della Guardia costiera libica, un barchino con alcuni trafficanti. All’inizio dell’attività di osservazione - continua il provvedimento - l’undercover vede che la motovedetta della Guardia costiera libica e il barchino dei presunti trafficanti si allontanano dallo scenario, dirigendosi verso le coste». Comincia l’attività di salvataggio. Una di queste imbarcazioni piena di disperati è contrassegnata con le lettere KK di colore rosso. Alle 7,53 i gommoni di supporto della Iuventa hanno terminato le operazioni, ma invece di tornare verso la nave, si avvicinano ai 2-3 barconi in legno ormai vuoti. «Vengono legati tra loro con una cima - evidenzia ancora il gip - e gli stessi operatori della Iuventa li trainano verso le coste libiche lasciandoli poi alla deriva». 

IL RENDEZ VOUS
I barchini dei trafficanti sono poco distanti e li recuperano. Anzi - è specificato nel decreto - «il menzionato natante viene nuovamente utilizzato il 26 giugno scorso per un altro fenomeno migratorio».
L’episodio è già di per sé considerato illegale, perché - viene specificato - questi mezzi «vanno resi inutilizzabili per evitarne il reimpiego». «Nella circostanza - è la considerazione del giudice - dalla posizione a poppa della Vos Hestia è stato osservato un vero e proprio rendez vous tra gli operatori della Iuventa e i presunti trafficanti». Il 26 giugno scorso, la storia si ripete: la motonave entra in azione, e poi chiede di passare il carico alla Vos Hestia. La loro barca non ce la farebbe a compiere viaggi lunghi e infatti non hanno mai portato direttamente i migranti in Italia. Anche questa volta è presente la Guardia costiera libica che - sottolinea Cersosimo - «ha assistito passivamente senza mai intervenire per procedere all’identificazione e al controllo delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti durante le successive fasi di rientro. Scelta incomprensibile se non nell’ottica di una situazione di grave collusione tra singole unità della Guardia Costiera e i trafficanti di esseri umani».

A parlare delle irregolarità della motonave della Ong Jugend Rettet sono stati gli operatori della “Imi security service”, che erano a bordo della Vos Hestia, Lucio Montanino e Pietro Gallo. I due sono stati anche intercettati, per verificare se i racconti fossero veri. E dalle conversazioni è emerso un mondo del volontariato non soltanto fatto di umanità, ma anche tanto di interesse. «Questo traffico di migranti - dicono - è finanziato da grandi poteri internazionali». E un altro di loro, Ricci, aggiunge: «Ne ho viste di cose strane. Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto. Uno che fa il volontario e che si piglia 10000 euro, mi sembra. Questo è il punto, c’è troppo potere economico dietro, e anche politico. Prendi il Moas - continua il dialogo intercettato - quelli erano banditi del mare non erano soccorritori del mare, eh? Hanno fatto più morti loro». Gallo replica: «C’è agli atti, si chiedono, ma come mai questi qua hanno portato tutti sti morti, possibile tutti loro hanno trovato i morti per mare? Capito? Irregolarità, soltanto irregolarità».

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