G7, il difficile impatto dell'Europa con Trump

G7, il difficile impatto dell'Europa con Trump
dal nostro inviato  TAORMINA Quando Matteo Renzi scelse Taormina come sede del G7 e lo annunciò al G20 dello...

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TAORMINA Quando Matteo Renzi scelse Taormina come sede del G7 e lo annunciò al G20 dello scorso anno in Giappone, era convinto - e non solo lui -  di presiedere il summit ritrovandosi con Angela Merkel e Hillary Clinton. Il Regno Unito era già alle prese con la Brexi e unica incognita un anno fa ruotava sulla Francia. Mancava il nome del successore di Hollande, ma non la quasi certezza che all'Eliseo sarebbe comunque arrivato un presidente di continuità sia in Europa che nei G7 e nei G20. Ciò che è accaduto in Italia è noto.  Gentiloni ha però assicurato una continuità nella politica estera europea ed atlantica senza nemmeno le sbavature bruxellesi che qualcuno attribuiva al suo predecessore. 

Il trauma che a Taormina si è consumato riguarda invece l'inaspettato arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump e del suo ingombrante bagaglio di promesse elettorali. Nel summit di Taormina si è testata per la prima volta l'insofferenza di Trump per gli appuntamenti multilaterali. Il presidente Usa preferisce il 'one to one' in modo da esercitare sull'interlocutore il massimo del suo peso. Lo ha fatto intendere bene ieri Angela Merkel quando ha sottolineato che quando al vertice si è parlato di clima era "un sei contro uno". Lingue diverse sul clima come anche sui migranti e sul commercio internazionale. Una fatica negoziale per evitare rotture che alla vigila si davano per scontate. Invece i leader europei, spalleggiati molto dal canadese Trudeau, hanno fatto muro senza forzare ma senza nemmeno piegarsi alle intemerate di Trump che sul clima dovrà vedersela a breve con indiani e cinesi al G20 di Amburgo. Così come sui migranti, intensi solo come un problema che attiene alla sicurezza, dovrà vedersela con le Nazioni Unite che hanno sede a New York e alla quale Trump ha 'promesso' di ridurre i fondi per i progetti di cooperazione.


Accettare le sfide della globalizzazione, e soprattutto, guidarle negli organismi multilaterali è la risposta che l'America di Trump non ha ancora dato.

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Il Messaggero