Europee, Zingaretti riparte: «La coalizione vale già il 28%». Alleanze al centro e a sinistra

Nicola Zingaretti, nelle elezioni del trionfo storico della Lega, ha portato a casa un ragguardevole risultato: una crescita di 4 punti percentuali con un 22,7% che apre al nuovo...

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Nicola Zingaretti, nelle elezioni del trionfo storico della Lega, ha portato a casa un ragguardevole risultato: una crescita di 4 punti percentuali con un 22,7% che apre al nuovo Pd prospettive impensabili fino a pochi mesi fa. «Non è un punto d'arrivo, ma una ripartenza. Ora costruiamo l'alternativa», ragiona il segretario che sommando la percentuale dei dem a quelle di +Europa e dei Verdi - presentatisi da soli e rimasti fuori da Strasburgo - vede già «un centrosinistra al 28%». 


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«Ancora poco ma la base per costruire l'alternativa» anche con le forze civiche e con chi «ha paura di un governo demonizzato dalla destra estrema», guarda lontano il leader uscito dalle primarie Pd a marzo, pensando al momento per ora non prossimo di una sfida a Matteo Salvini. Intanto i democratici registrano buone affermazioni alle Comunali, tra vittorie al primo turno (Firenze, Bergamo, Bari e Pesaro) e ballottaggi. Nonostante l'onda anomala di Salvini pure nelle regioni rosse. 

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Secondo le prime analisi dei flussi elettorali il Pd recupera voti a sinistra e dai cinquestelle, con la forza del voto utile e i delusi dal M5S che tornano. Quest'ultimo era uno degli obiettivi espliciti di Zingaretti. Il quale ieri sera a caldo non ha neppure nominato il MoVimento di Luigi Di Maio, sottolineando invece «l'avanzata della Lega che spaventa» e il ritorno di un bipolarismo destra-centrosinistra. «Siamo l'alternativa», assicura il segretario, che ha vinto la sfida del listone con Carlo Calenda e Siamo Europei come secondo motore. L'ex ministro, capolista nel Nordest, ottiene una grande affermazione personale con quasi 275 mila preferenze. Come del resto l'altro capolista, a Nordovest, Giuliano Pisapia. In generale è stato importante il ruolo dei candidati indipendenti, come sottolinea da sinistra anche Massimiliano Smeriglio, braccio destro di "Zinga" in Regione. 
 
Calenda invece sferza +Europa di Emma Bonino per «il gravissimo errore» di non aver voluto l'alleanza con Zingaretti, ma si ragiona già sui prossimi assetti per le politiche. Una parte importante del partito, renziani ed ex renziani in testa, spinge per l'apertura verso il mondo moderato, radicali e socialisti in primis. La nuova lista La Sinistra è del resto quasi rimasta al palo, annichilita. Ma il non detto è sempre il rapporto con M5S, uscito dimezzato dal voto europeo. «Un'ottima notizia», secondo Calenda, da sempre contrario a ogni contatto con i cinquestelle. Per ora nel Pd si guarderà a distanza - dai sei punti di vantaggio alle europee - agli arcinemici 5S con i quali ci si contende parte consistente dell'elettorato. 



Eventuali evoluzioni che portassero alla crisi di governo dovranno in ogni caso trovare pronto Zingaretti, che non ha mai smesso di chiedere elezioni anticipate e finora ha negato recisamente ogni ipotesi di trattativa con Di Maio. Walter Veltroni, fondatore del partito, definisce la Lega «carnefice del MoVimento». «Li sta spolpando», afferma. Intanto Zingaretti tesse la sua tela, paziente. I tempi delle elezioni politiche potrebbero essere brevi o più lunghi, ma il Pd ha di nuovo un piede nel «Grande Gioco» politico. E Salvini dice: «L'avversario è la sinistra».

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Il Messaggero