Appassionata del sogno di un'Europa federale e fedelissima di Angela Merkel, che l'ha sempre voluta vicina nei suoi governi ma non le ha mai lasciato il posto. Ursula von...
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Von der Leyen eletta presidente della commissione Ue per 9 voti
Decisamente europea, visto che è nata a Ixelles ed è cresciuta nella capitale dell'Europa, dove ha vissuto fino a 13 anni imparando, oltre al tedesco, il francese e l'inglese. Da studente a Londra dovette usare un nome falso: era in una lista di obiettivi di un'organizzazione terroristica tedesca del tempo. Politicamente, von der Leyen è figlia d'arte: il padre, Ernst, è stato a lungo presidente del Land della Bassa Sassonia. Nella Cdu Ursula entra nel 1990. Dopo qualche esperienza locale, nel 2005 fa il grande salto nella politica nazionale: Merkel la vuole ministro per la Famiglia dal 2005 al 2009 (fu la madre dell'Elternzeit, il congedo parentale per i papà e la paladina della lotta alla pornografia online), per farla passare, dal 2009 al 2013, alla guida del dicastero del Lavoro e gli Affari sociali.
Infine approda, prima donna nella storia tedesca, al vertice del ministero della Difesa, dove non ha avuto vita facile per il difficile rapporto con gli stati maggiori e per una serie di scandali, tra cui una storia di consulenze milionarie al ministero, dai quali però è uscita sempre indenne. Qualche problemino lo ha avuto anche per essere stata accusata nel 2015, come era accaduto per un altro ministro della Difesa tedesco, di aver copiato parte della tesi di laurea. Alla fine, l'accusa risultò infondata. In passato è stata candidata a segretario generale della Nato ma anche a presidente della Repubblica tedesca, al posto di Frank-Walter Steinmeier.
Ma non era mai andata bene. Così come nella Cdu, dove alla fine la delfina designata da Merkel è stata Annegret Kramp-Karrembauer e non lei. Probabilmente perché, spiega un attento osservatore delle cose politiche a Berlino, «è più amica della Merkel che della base del partito», dove non è simpatica a tanti. A lei guardavano come una stella in discesa, ma alla fine il vento è decisamente cambiato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero