Ue, von der Leyen eletta per 9 voti: ira leghista

Sarà la tedesca Ursula von der Leyen a guidare la prossima Commissione europea, divenendo così la prima donna nella storia europea a presiedere l'esecutivo...

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Sarà la tedesca Ursula von der Leyen a guidare la prossima Commissione europea, divenendo così la prima donna nella storia europea a presiedere l'esecutivo comunitario. Dopo il via libera dei Ventotto, oggi a conferirle lo scettro è stato il Parlamento Ue che l'ha eletta - per il rotto della cuffia - successore di Jean-Claude Juncker con una maggioranza risicatissima di 383 voti a fronte di 327 contrari. 


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Decisivi a suo favore sono stati i 14 eurodeputati del M5S, non organici alla maggioranza a Strasburgo, senza i quali le sarebbe mancato il quorum necessario di 374 voti. Al sì dei pentastellati si è contrapposto il no della Lega, con i partiti di governo in Italia che si sono quindi spaccati. A favore di Ursula si è espresso lo schieramento delle forze pro-europee rappresentato dal gruppo dei Popolari, di cui fa parte la tedesca, dai Socialisti e democratici e da Renew Europe, i liberal-centristi di Macron, ma in maniera tutt'altro che compatta. 

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Tra i tre gruppi sono infatti mancati oltre una settantina di europarlamentari, fra franchi tiratori, che hanno cercato di impallinare la candidata, e schede bianche. Nel luglio del 2014 Jean-Claude Juncker fu eletto con una maggioranza ben più comoda: 422 sì e 250 contrari. Poco prima del voto i socialisti avevano annunciato che avrebbero dato il loro assenso a Ursula. Ore prima il capodelegazione del Pd Roberto Gualtieri aveva annunciato l'ok del Partito democratico. Ma soprattutto nel gruppo S&D sono covati i mal di pancia, con molte delegazioni nazionali - a partire da quella tedesca, ma anche francese, olandese, austriaca, greca e belga - contrarie alla conferma di von der Leyen. Sulla linea del sì s'erano assestati anche i Liberali mentre il gruppo dei sovranisti Identità e democrazia - di cui fa parte la Lega, il partito di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd - alla fine non si è spaccato e ha bocciato compatto la futura inquilina di Palazzo Berlaymont. Chiusura verso la candidata presidente fin dall'inizio era stata espressa anche dai Verdi e dalla sinistra Gue. 
 

«Mi sento molto onorata, la fiducia che riponete in me la riponete nell'Europa, un'Europa forte e unita da est a ovest, da nord a sud, pronta a combattere per il futuro invece che contro sé stessa», ha detto subito dopo l'ok di Strasburgo la von der Leyen, che domani si dimetterà dal suo incarico di ministro della Difesa in Germania. «Il compito che dovrò affrontare pesa su di me ed il mio lavoro comincia adesso», ha aggiunto, ringraziando tutti i membri del Parlamento europeo che l'hanno eletta. Tra i punti del suo programma la lotta al cambiamento climatico, con la presentazione di una svolta verde per l'Europa nei primi cento giorni del suo mandato, un nuovo patto sui migranti ma con l'obbligo dei salvataggi in mare e la promessa di un salario minimo in tutti i Paesi Ue. 



Nel discorso fatto in mattinata, l'ultimo sforzo per convincere l'emiciclo di Strasburgo, von der Leyen aveva esordito ricordando la figura di Simone Veil, prima donna eletta presidente del Parlamento Ue, chiedendosi come oggi si possa perpetuare la sua visione. «Chi vuole indebolire questa Europa troverà in me una dura nemica», ha poi avvertito, insistendo al contrario su un rafforzamento dell'Europa. Poi si è detta disposta a garantire una proroga della Brexit, «nel caso fosse necessario più tempo per motivi validi», ricordando infine che sarà sua cura garantire la parità di genere nella sua Commissione.


Con il voto di oggi si apre formalmente la partita dei commissari, con la Lega che ora si ritrova nel delicato compito di convincere la nuova presidente ad accettare un suo esponente pur avendole votato contro. Tra i primi segnali della sua presidenza, l'addio del tanto discusso segretario generale della Commissione europea, il tedesco Martin Selmayr, che lascerà il suo posto a Palazzo Berlaymont «alla fine della prossima settimana»: due tedeschi al vertice dell'eurogoverno sarebbero stati decisamente troppi.
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Il Messaggero