Giustizia, arriva il "Tribunale per le Famiglie": avrà la competenza su minori e divorzi

 È in arrivo il «Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie» a cui saranno «trasferite le competenze civili, penali e di...

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 È in arrivo il «Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie» a cui saranno «trasferite le competenze civili, penali e di sorveglianza del tribunale per i minorenni» e tutte le materie riguardanti la famiglia, le separazioni o il divorzio. Lo prevede un emendamento alla riforma del processo civile depositato oggi in commissione Giustizia del Senato dalle relatrici Fiammetta Modena (Fi), Anna Rossomando (Pd) e Julia Unterberger (Svp) al termine di una riunione al ministero della Giustizia. L'emendamento sarà votato tra oggi pomeriggio e domani.

La commissione ministeriale istituita dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, aveva proposto sia l'istituzione di questo nuovo Tribunale sia l'unificazione del rito, ma  alla fine tra i 24 emendamenti presentati dalla Guardasigilli in Senato al disegno di legge Bonafede ve ne erano due che riguardavanono solo il rito unificato. Dopo ampia discussione in commissione Giustizia, le relatrici hanno presentato un proprio emendamento che riprende la proposta della commissione guidata dal prof. Paolo Luiso.

L'emendamento prevede che il nuovo Tribunale per le famiglie, i minorenni e le persone sia composto da sezione distrettuale (presso ciascuna sezione di Corte d'Appello) e di sezione circondariale (in ogni sede di Tribunale ordinario), con competenze diverse tra sezioni distrettuali (materie più delicate) e sezioni circondariali. L'emendamento, che si inserisce nella legge delega, stabilisce poi in dettaglio criteri di composizione del nuovo Tribunale, precisando anche che anche esso avrà il proprio Ufficio del processo, vale a dire la nuova struttura con figure professionali diverse, che verrà istituita nei Tribunali civili e penali per supportare i magistrati e accelerare gli stessi processi. L'emendamento prevede una fase transitoria fino al 31 dicembre 2024. 

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Il Messaggero