Una guerra di dossier. E il rischio che l'unica soluzione, per il governo, sia non decidere. Almeno non prima delle elezioni europee. Sul tribolato fronte della Tav, una...
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Il muro contro muro è durissimo. Temporeggiare, alla fine, potrebbe essere l'unica scelta. La Lega fa trapelare il suo «contro-dossier» per il Sì all'opera: sono numeri «incontrovertibili», secondo Massimo Garavaglia. Numeri «giustissimi» anche perché conciliano - spiega - il taglio dei tempi sulla tratta (Milano)-Torino-Lione, e la tutela dell'ambiente con il taglio del traffico su strada. Ma Toninelli dissente: «I conti che ha fatto Salvini non corrispondono a quelli effettivi. Siederemo a un tavolo e prenderemo una decisione nel rispetto del contratto di governo», assicura. Il dossier sui costi e l'analisi giuridica dovranno essere condivise, spiega il ministro, anche con i francesi e con l'Ue. Di qui tempi non strettissimi. Ma, assicurano dal Mit, l'idea è arrivare a una decisione prima delle europee. Dopo, concordano i leghisti, sorgerebbero problemi sia per i fondi Ue che per gli appalti già avviati. Alla fine però rinviare potrebbe essere l'unica soluzione per non spaccare il governo. Il nervosismo è già alle stelle. Toninelli dice di essersi «rotto» di vedere il M5s dipinto come il partito che si oppone alle grandi opere: si sta valutando solo la Tav, sottolinea. Ma Alessandro Di Battista esige un No «prima possibile». E la Lega ha virato con decisione nella direzione di un Sì «senza se e senza ma».
Alla Camera si è rinviato anche il voto su una mozione sulla Tav presentata da Fi: si cerca una sintesi tra M5s e Lega su una dichiarazione che non chiuda alla realizzazione dell'opera ma rinvii all'analisi costi-benefici del ministero.
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Il Messaggero