Il taglio dei parlamentari è legge. La Camera approva definitivamente il taglio dei parlamentari facendo il pieno di voti: tutti i gruppi hanno votato il provvedimento che...
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Se dunque da quando si parla di riforme costituzionali, cioè dal 1963, giuristi e politici hanno sempre insistito sulla necessità di differenziare Camera e Senato, ora si va verso la totale parificazione, con un bicameralismo che da perfetto, ha detto Riccardo Magi di +Europa tra i pochi a votare no, diventa «perfettissimo», enfatizzando questa anomalia tutta italiana. In ogni caso politicamente la riforma e la necessità di avviarne altre, specie quella elettorale, «allungano» la legislatura. O almeno questa è la convinzione della maggioranza. Di tutt'altro avviso il centrodestra che sperava che alla maggioranza mancassero i 316 voti richiesti per approvare la riforma: la sera di martedì i capigruppo di M5s, Pd, Leu e Iv hanno fatto i conti che si sono dimostrati giusti. La maggioranza è stata autonoma con 332 sì, e pochissimi dissensi. Lega ( enfatizzando - come monito ai 5 stelle-la lealtà verso questo progetto che aveva già sostenuto), Fdi e Fi hanno quindi deciso anche loro di votare sì, visto che il blitz non sarebbe avvenuto: d'altra parte Lega e Fdi avevano appoggiato il taglio nei tre precedenti passaggi, mentre Fi vi si era opposta solo nell'ultimo in Senato. Proprio in Senato era mancato il quorum dei due terzi dei sì, e quindi la riforma è sottoponibile a Referendum.
Taglio dei parlamentari, si parte nell'aula deserta: critiche anche nei 5Stelle
Roberto Giachetti (Iv), pur votando a favore per «lealtà» ha annunciato l'intenzione di raccogliere le firme di 126 deputati, e Simone Baldelli (Fi) ha sfidato M5s a essere loro stessi promotori, per dar voce ai cittadini, come in passato il Movimento aveva spesso annunciato di voler fare, e come fece anche Matteo Renzi con la riforma del 2016. Oggi però M5s frena: «il referendum è uno strumento delle minoranza, la maggioranza non deve promuoverlo su se stessa perché diventa un plebiscito» dicono dal Movimento. L'altra grande questione è la legge elettorale. Il documento della maggioranza si impegna «a presentare entro dicembre un progetto di nuova legge elettorale» che assicuri «efficacemente il pluralismo politico e territoriale». Come ha spiegato Stefano Ceccanti, il costituzionalista del Pd, in gioco sono o il proporzionale con soglia alta, o un doppio turno nazionale con possibilità di apparentamento tra il primo e il secondo turno. Le differenze, ha sottolineato Federico Fornaro, capogruppo di Leu, non sono tecniche ma «di cultura politica» e su questo la maggioranza «dovrà confrontarsi con serietà».
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Il Messaggero