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Il sondaggio di Nando Pagnoncelli è uno dei termometri più affidabili delle tendenze politiche in corso. Il nuovo report, in sintesi, segnala che Fratelli d’Italia è in leggero calo (al 29%), e sale il Pd al 20,7%. E ancora: tiene il consenso al governo, cresce quello per il premier Giorgia Meloni. Il terzo polo va male e Lega e Forza Italia sono insieme all’8 per cento a riprova che il protagonismo salviniano per ora non fa decollare col Carroccio e che l’effetto malattia di Berlusconi non sta portando gli azzurri né più su né più giù.
Sondaggi politici, FdI e Pd in buona salute
Tutto questo trend racconta un rafforzamento del bipartitismo: FdI e Pd in buona salute, anche se i meloniani non sfiondano il tetto del 30 per cento e mostrano segni di fatica e i dem si giovano della novità Schlein pur essendo lontanissimi dai rivali di destra. La dicotomia novecentesca destra-sinistra è comunque uno schema che regge, la polarizzazione è nei fatti, così come sembra piacere agli elettori la sfida tra le due donne leader- Giorgia contro Elly e viceversa - e forse anche il loro modo di intenderla e di praticarla senza vicendevoli attacchi sanguinosi, accuse personali, estremizzazioni contundenti dei loro reciproci profili che più diversi, anche questo sembra piacere, non possono essere: una madre, cattolica, tradizionalista, e l’altra multigender, iper-radicale, tutta diritti civili e nuovo anti fascismo identitario e non demonizzante.
In questo quadro Renzi e Calenda stentano, il loro bisticcio non premia l’area di centro la quale oltretutto è troppo affollata di leader, compreso Berlusconi.
Un dato spicca per importanza, ovvero il calo di preferenze per FdI e la contemporanea crescita del gradimento popolare per Meloni. Non è un paradosso, ma la riprova di una premiership che rispetto al suo partito viene percepita più avanti, più capace di simpatie trasversali, meno legata all’identità e alle radici ideologiche e impegnata in un pragmatismo più di tipo patriottico che destrorso. Un governo che dura da sei mesi - stando all’indagine Pagnoncelli - è ancora apprezzato dai cittadini, forse anche perché non sta praticando rotture nel tessuto sociale né in quello istituzionale e ha stabilito con l’Europa una interlocuzione dinamica e sperabilmente costruttiva. Il rischio però, e Meloni ne è assai consapevole, è che la cacofonia delle dichiarazioni dei suoi ministri straparlanti - a cui chiede continuamente più autocontrollo - e le difficoltà prevedibili che si stanno incontrando sul dossier delicato del Pnrr possano creare nel medio periodo qualche problema.
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